LA ZAMPATA DI MAIC del 26.11.2020

LA ZAMPATA DI MAIC

 

 

SENZA PAROLE 

(In morte di Diego Armando Maradona)

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“ IL BRODINO” - ‘I PATUT’ II APPUNTAMENTO

‘I PATUT’

II APPUNTAMENTO

“ IL BRODINO”

Chiacchiere del dopopartita con Orazio Cane,

celebre tifoso del Napoli Calcio

                                 

                                                           di Franco Saltafuosso

 

 “I patut’”, come sempre, si ritrovano intorno ai tavolini del bar, nella Galleria Umberto I. La luce del sole filtra dalle grandi volte a vetro e luccica sui pavimenti di marmo. È lì che si danno battaglia, tra grida e gesti scomposti, Michele Paccariello, noto come “’O ‘nzevuso”, a causa del vestiario non pulitissimo; il suo opposto, ossia, Vicienz’ Cuozzolino, detto “‘O Turista”, il quale esibisce un foulard di seta annodato al collo e, sulla testa calva, lucidissima, un panama bianco; Aniello Giuglianiello, detto “Pompei”, per la sua devozione all’omonima Vergine; Luca Ferratore, soprannominato “Man’e velluto”, s’ignora se per la sua indubbia perizia nell’arte idraulica, se per l’alto tenore dei suoi compensi professionali, oppure per la trista abitudine di pizzicare, in autobus, il sedere alle ragazze. 

 

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IL MUNDIAL È UNA BALLA CHE GIRA

IL MUNDIAL È UNA BALLA CHE GIRA

 

        di Francesco Frigione

 

Questa sera alla Itaquerão Arena di São Paulo, la partita Brasile - Croazia inaugurerà la Copa do Mundo FIFA de 2014, ventesimo mondiale di calcio per nazioni. Come eterni fanciulli, ancora una volta, ci lasceremo divorare dalla passione, adoreremo gli eroi trionfanti, per le cui gesta si sprigionerà la nostra gioia smodata o un erebico scoramento.    

 

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‘I PATUT’

                                          ‘I PATUT’

Chiacchiere del dopopartita

con Orazio Cane, 

celebre tifoso del Napoli Calcio

 

      di Franco Saltafuosso

 

      Da molti anni, al termine di ogni partita del Napoli, sono solito raccogliere i salaci commenti rilasciati al bar della Galleria Umberto da “don Orazio”, re dei tifosi napoletani. Se quest’ultimi, si sa, sono focosi e passionali (la città li chiama “i patut’”, cioè quelli che patiscono, che soffrono per antonomasia), egli appare addirittura “fumantino”.  Orazio Cane quasi sempre impasta le sue sfrigolanti metafore mescolando dialetto e lingua italiana, e le intinge nella più mordace ironia. Da lui piovono parole sempre accolte con attenzione e rispetto dalla scalmanata turba che inneggia o si dispera sotto le auguste volte della galleria ottocentesca, negli accesi dopopartita. Infatti, quest’uomo ha maturato negli anni una grande sagacia calcistica, una vivida coscienza del rapporto che intercorre tra la squadra e la città. A lui, come a me, e a tutti i  supporters del Napoli dedico questa modesta ma sentita rubrica.

 

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