UN ESPERIMENTO DI DISTANZA CREATIVA

UN ESPERIMENTO DI DISTANZA CREATIVA

Apollo e Dioniso. Il contagio dell’arte.

 

 

Terra rotante

(di Marvel - Based upon a NASA image, see [1]., CC BY-SA 3.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=20654992)

 

Resoconto del laboratorio transoceanico

di psicologia archetipica, immaginazione e scrittura

tenuto online dal 2 al 30 luglio 2020

 

        a cura di Francesco Frigione e Luciana Zollo

 

 

 

Dioniso e Apollo, immagine di Ugo Derantolis

 

 

«Siimi propizio, dio dall’aspetto di toro, che dai la follia

 alle donne: noi aedi ti cantiamo dall’inizio alla fine

 e chi ti dimentica non può intonare una sacra canzone.»

Omero, Inno a Dioniso – vv. 17-19

 

«O buono Appollo, a l’ultimo lavoro

fammi del tuo valor sì fatto vaso,

comedimandi a dar l’amato alloro.»

Dante Alighieri, Commedia - Paradiso – vv. 13-15

 

 


LA PSICOLOGIA DELLA CREATIVITÀ IN EPOCA DI PANDEMIA

 

 

 

di Francesco Frigione

 

 

Una veduta serale del Microcentro di Buenos Aires

 

        Era tempo che con la Luciana parlavamo di realizzare un lavoro nel quale l’esperienza psicologica e l’espressione culturale e creativa si mescolassero e incentivassero reciprocamente. Lo avevamo immaginato come corso in presenza a Buenos Aires, città verso la quale nutro una venerazione, ma poi, come centinaia di milioni di persone sul pianeta, ci siamo trovati ciascuno affossati nelle nostre mura domestiche a causa del Covid19 e abbiamo deciso di varare un progetto pilota online, proprio in conclusione della fiaccante prima ondata di pandemia, nel luglio del 2020.

 

 

Dio combatte il Coronavirus, grattage dell’artista Giovanni Guida (2020)

 

        La scelta del tema generale ci è parsa quasi obbligata, per svariate ragioni. La più rilevante riguarda la necessità di dare un supporto archetipico allo sviluppo creativo individuale, in un momento di crisi. Dato che, come insegna la psicologia analitica, le figure dell’antico pantheon greco-romano rappresentano esperienze basilari dell’essere umano, la coppia di divinità complementari Apollo-Dioniso ci è parsa poter condensare perfettamente le esperienze del “contagio” fisico, psichico e morale, nella forma perniciosa e in quella benefica. Infatti, dalla relazione attiva con queste potenze mitiche sono scaturite, a livello individuale e di gruppo, immagini dense di sensazioni, intuizioni, emozioni e pensieri che hanno percorso ora il versante oscuro della sofferenza, ora quello luminoso del risanamento.

 

 

Apollo, Dio della Luce, dell’’Eloquenza, della Poesia e delle Belle Arti con Urania, Musa dell’Astronomia (Charles Meynier, 1789-1800)

 

Apollo è, come si sa, il nume della divinazione per possessione (vedi il celebre oracolo di Delfi) e dell’ispirazione artistica: l’irruzione di suoi contenuti dalle profondità dell’inconscio arriva alla coscienza come una scaglia d’accecante energia psichica. Essa preme sull’Io affinché scaturisca un nuovo orientamento della personalità individuale, e al contempo, attraverso il gruppo, immette nuova linfa nel più ampio contesto sociale e culturale.

 

Cerchia del pittore della nascita di Dioniso, cratere con libagione presso il simulacro di Dioniso, 350 ac ca., da tomba 11 a S. Antuono, Montescaglioso

 

        Un ulteriore motivo appartiene a Dioniso: da lui sorgono sia l’ebbrezza cruenta del dilaniamento (sparagmòs), sia l’ebbrezza della rinascita nel segno della fratellanza. Questa fratellanza è anche il collante emotivo che lega i gruppi nei momenti di sconvolgimento e di rigenerazione, come ampiamente dimostrano i rituali dell’antichità.

 

 

Pompei, Casa dei Vettii, Le menadi dilaniano Penteo

 

        Con queste premesse abbiamo inteso favorire un’esperienza che, pur nella sua brevità, fosse carica di un potere radicalmente liberatorio, proprio quando angoscia di morte, isolamento sociale, restrizioni di movimento e delle libertà personali, marcavano più fortemente la vita delle persone.

 

 

 

        Dunque, la creatività psichica a mezzo dell’espressione mediante la scrittura. E non solo la scrittura di una somma di soggetti separati, ma quella di una vera comunità viva e legata da scambi di immagini, in cui costantemente l’espressione iniziale di uno dei partecipanti veniva sviluppata da un altro, prima di tornare a chi la aveva avviata. Questa perdita del controllo “privatistico” sulla propria produzione, lungi dal recare danno all’originalità dei singoli, è servita a irrorarla di aspetti latenti che l’orientamento univoco della coscienza di ciascun membro del laboratorio poteva inizialmente patire.

 

 

 

        Ne sono emerse, sebbene in forma frammentaria, testimonianze di stili personali unici e inalienabili, che sarebbe stato bello continuare a stimolare, ma che, comunque, è stato assai gratificante aiutare a sorgere all’orizzonte del gruppo.

        Una volta che come conduttori (alla preparazione degli incontri e al loro svolgimento ha anche validamente collaborato con me la psicologa Assunta Alfieri) abbiamo decisamente spronato i partecipanti ad abbandonare, nella scrittura, le formule più impersonali e astratte, per esprimersi piuttosto attraverso immagini sensoriali (e sensuali), abbiamo assistito a un cambio di passo. Sono allora emersi brani intrisi di un senso di implacabile perdita e di nostalgia da oggetti amati ideali perduti, radianti però nel buio del presente come una brace nascosta e pronta a ravvivare il fuoco dell’anima. Altre pagine parlavano di dolore e violenza -d’improvviso esplosa, appena sopita o solo suggerita -, o di repressione crudele e di silenzio imposto. Alcune esploravano le apparenze e le sostanze di ciò che la coscienza non aveva subito saputo riconoscere come pertinente e familiare. Altre ancora evocavano rapimenti estatici dell’anima carica di meraviglia. È stato, in definitiva, come sentire avviarsi le prove di un’orchestra in uno spazio senza musica.

 

 

Orchestra, foto di Matstala, da Pixabay

 

In conclusione desidero aggiungere una nota sullo strumento informatico adottato per realizzare il corso. Se ciò da un lato ha costituito un limite all’esperienza di comunicazione – la corporeità non è mai colmabile mediante una relazione che passa per uno schermo - fortemente astratta, piatta e asettica - incentrata su due soli canali (vista e udito) –, d’altro canto la virtualità tecnologica ha rappresentato anche l’opportunità per saldare un ponte tra distanze oceaniche, istantaneamente annullate dalla virtualità. Scelto un orario che contemperasse le esigenze di chi stava in Italia e chi in Argentina (il giovedì, dalle 16:00 alle 18:00, ora di Roma /dalle 11:00 alle 13:00, ora di Buenos Aires), il laboratorio si è sviluppato su quattro cardini, utili a stimolare l’attività di scrittura creativa del gruppo:

 

 

 

A) brevissime conferenze di natura psicologica e letteraria;

B) lettura di brani letterari, presentazione di opere pittoriche, plastiche, e fotografiche, proiezioni di video e di sequenze cinematografiche;

C) brevi creazioni istantanee “in aula” da parte degli allievi;

D) ulteriore impegno “a casa” di limatura di quanto scritto nell’incontro precedente.

Gli argomenti trattati sono i seguenti:

 

 

Distillatio (xilografia di C. Maurer)

 

Giovedì 2 luglio 2020 – incontro n. 1: “IMMAGINARIO E ARCHETIPI”

Coscienza e inconscio; cos’è l’inconscio collettivo; miti, riti e archetipi; gli dèi come personificazioni degli archetipi; Apollo, Dioniso e l’eros; l’Ombra degli dèi; il dionisiaco e l’apollineo nelle arti.

 

Giovedì 9 luglio 2020 – incontro n. 2: “TRASFORMAZIONE”

Alchimia e trasformazione; il rapporto Io-Sé e la funzione della scrittura; Miti della trasformazione e loro influenza sulla creatività psichica e l’espressione artistica.

 

Giovedì 16 luglio 2020 – incontro n. 3: “MALATTIA E CURA”

Il principio omeopatico nella creatività; ammalarsi d’immaginazione/immaginare la malattia; l’arte come narrazione e come esorcismo; funzione terapeutica e apotropaica della scrittura; malattia fisica e malattia esistenziale; la sofferenza, la pestilenza e la colpa.

 

Giovedì 23 luglio 2020 – incontro n. 4: “FOLLIA E TRASFIGURAZIONE”

Il dionisiaco e il sacrificio del capro espiatorio; follia sacra e comunicazione con gli inferi; il sacro e il profano; il sacro e l’arte.

 

Giovedì 30 luglio 2020 – incontro n. 5: “SCRIVERE, SCRIVERE, SCRIVERE”

Il divino e l’umano nella scrittura; La scrittura come colpa, vendetta e condanna; scrivere su carta, scrivere sul Web; scrivere per comunicare con l’altro (e con l’Altro).

 

 

       

 

 

 

 

 

 

 

Francesco Frigione, psicologo e psicodrammatista analitico junghiano, esercita a Roma e ha vissuto per alcuni anni della sua vita a Buenos Aires. Formatore di psicoterapeuti per l’Istituto di Specializzazione in psicoterapia “Psicoumanitas”, riconosciuto dal MIUR; formatore di insegnanti e di educatori di ogni ordine e grado; autore di lavori di prevenzione per gli studenti delle scuole; fondatore e direttore della rivista internazionale online Animamediatica, membro del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, fondato da Aldo Carotenuto e del direttivo del Giornale Storico di Psicologia e Letteratura. Ha collaborato per anni con la cattedra di Psicologia della personalità e delle differenze individuali, retta dal professor Aldo Carotenuto, presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Autore di centinaia tra articoli e saggi specialistici e di divulgazione psicologica, ha pubblicato il libro di racconti Le ragioni nascoste (GM Press, Napoli, 2018).

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IL SEME DELLA SCRITTURA

 

 

Germoglio (foto di Pics pd da Pixnio)

 

di Luciana Zollo

 

Per descrivere l’esperienza del Laboratorio “Apollo e Dioniso” mi si affacciano alla mente immagini e parole appartenenti al mondo vegetale. Tanta è stata la spontaneità, la naturalezza con cui si è svolta quest’attività che trovo difficile utilizzare gli schemi consueti di analisi, valutazione ed autovalutazione per la conclusione di un seminario. Ma ecco che questo stesso termine rievoca l’atto della semina ed i riti delle piantagioni.  Ricorro pertanto alla semplice narrazione di un vissuto in cui ognuno dei partecipanti mi auguro possa riconoscere il proprio contributo.

 

 

 

 Le circostanze di vita e di lavoro del 2020 sono state il terreno propizio ad accogliere un bulbo antico, conservato per un bel po’ di tempo, fatto di conversazioni con il collega, amico e psicologo Francesco Frigione a Roma, a Buenos Aires e sull’isola di Ischia circa il nostro comune desiderio di mettere insieme conoscenze, curiosità, personalità e profili professionali, nonché le nostre passioni letterarie e di scrittura. Si è reso dunque possibile lo svolgimento di un laboratorio interdisciplinare nutrito di humus diversi, dato che i partecipanti vivono sia in Argentina che in Italia.  Tra Roma e Buenos Aires, l’isola di Vulcano ed il litorale del Lazio, la tecnologia a distanza ha fatto fluire per cinque settimane una linfa attiva e produttiva di emozioni, memoria, immaginazione e scrittura.  La dinamica privilegiata, ispirata alla pandemia in corso, è stata quella del contagio, ovvero di una circolazione sia mediata sia immediata di stimoli, riflessioni ed informazioni sussidiata da orientamenti teorici ed epistemologici.

 

 

La peste a Roma (acquaforte di Giovanni Giacomo De Rossi, 1656)

 

Il nostro ruolo di conduttori del corso è stato quello di suggerire e diffondere messaggi iniziali per poi seguire i partecipanti nella loro ricerca creativa mediante letture, scambi di idee e specifici esercizi attorno ad una selezione di opere d´arte significative sui temi di luce ed ombra, trasformazione, trasfigurazione e follia, su malattia e cura, su sacralità, dolore e senso di colpa. Sia le pratiche di laboratorio che le produzioni dei singoli partecipanti, basate sul contagio dell´arte con l´auspicio delle divinità egemoni Apollo e Dioniso, sono state germinative e rizomatiche, disposte sempre a trapianti ed innesti, inclini a continue fioriture e riproduzioni.  Nello sviluppo dei percorsi settimanali non sono mancati nodi da affrontare o escrescenze da rimuovere, che sono stati trattati come occasioni di riflessione e confronto in funzione di una maturazione piú approfondita delle interazioni laboratoriali.

 

 

Un intenso momento di partecipazione al “Sociodramma archetipico dell’Apollo di Veio” (1 dicembre 2019), ideato e condotto presso il Museo Etrusco di Valle Giulia, a Roma, da Francesco Frigione, nell’ambito delle attività culturali del Centro Studi di Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto

 

Nella concezione delle tematiche di partenza, siamo approdati alla figura di Apollo sulla scia dell´esperienza di un seminario di Francesco al Museo Etrusco di Villa Giulia nel 2019, Museo da me riscoperto nell’anno precedente, in occasione della cerimonia di premiazione Strega che vi si volge abitualmente.

 

 

Il bibliotecario (Giuseppe Arcimboldo, 1566 – Stoccolma, Museo del castello di Skoklosters)

 

In quella visita, ancora una volta l’Apollo di Veio mi aveva colpito come enigmatica rappresentazione della sua forza serena e non pienamente rivelata, in nuce, propedeutica all´atto creativo. Sulla base di queste suggestioni il mio collega ed io ci siamo detti: “E che Apollo sia!”. Era peraltro imprescindibile, per parlare di immaginazione creativa, che il dio fosse affiancato dal suo complementare, Dioniso.

 

 

 

Apollo di Veio – Roma, Museo etrusco di Villa Giulia

 

Alcune rivisitazioni filosofiche, i personali itinerari letterari di ognuno, sia di antica data che piú recenti, e i grandi quesiti del presente, il tutto tenuto insieme dalla solida consistenza di archetipi universali - quali sacro e profano, salute e malattia, divino ed umano -  hanno alimentato la fiamma vivace che ha riscaldato il mese di luglio - per noi in Argentina, il piú freddo dell´anno -  nei cinque appuntamenti di laboratorio. 

 

 

Buenos Aires, la Avenida Nueve de Julio in inverno

 

Tra filmati, immagini e testi di autori, il contagio ha prodotto germinazioni, sviluppi e diramazioni di e tra discipline, argomenti, creatività e scrittura. Una delle proposte di partenza, il film “Orfeo negro” di Marcel Camus, del 1959, ha stregato i partecipanti e segnato il ritmo bacchico di un flusso di idee, emozioni e parole.

 

 

Locandina tedesca di Orfeo Negro, di Marcel Camus, film del 1959

 

Sullo sfondo del mito della bellezza e della musica che sconfiggono la morte e trascendono la dimensione terrena il film ormai classico propone spunti attualissimi quali la minaccia del male, l’impotenza della virtù, l’autodistruttività sociale, l’ostinato rinascere della speranza. Le attività e i dibattiti sono stati dinamici, il fare si è dimostrato scorrevole ed operoso anche nei momenti di criticità.

Nel corso degli incontri, agli autori canonici (da Manzoni a Baudelaire e Pasolini, da Pirandello a Leopardi ad Apollinaire) sono stati affiancati suggerimenti di letture piú recenti, tra cui Cartarescu, Lançon, Mencarelli e Carver, oltre alle illuminazioni poetiche di Bertolucci, Penna, Dickinson, Rosselli e Merini, sempre sotto l’auspicio dei numi tutelari sudamericani Borges, Cortázar e García Márquez

 

 

Nils Von Dardel, Cascata (1921)

 

La produzione dei partecipanti è stata un flusso continuo ed ha seguito entrambe le direzioni suggerite: la condivisione, con le sue ramificazioni rivolte all’incontro con l’altro, e gli approfondimenti per l’esplorazione e l’ascolto del sé. La risorsa testuale della lettura e della scrittura digitali e della rete, con la sua discontinuità e frammentarietà, o granularità (secondo una definizione di G. Roncaglia) ha potenziato l’intensità emotiva, la carica espressiva e la forza comunicativa dei materiali proposti. Impossibile sistematizzare la produzione ottenuta senza avere la sensazione di doverla addomesticare, riducendone in qualche modo il valore e soprattutto interrompendo il flusso linfatico che scorre tra i testi individuali, amalgamandoli in un solo unico macrotesto, con caratteristiche e segni comuni. Tuttavia, ogni scrittura rivela un ordito e un aroma che la contraddistingue dalle altre.

 

 

Scrittura-rosa (foto di a href=https.pixnio)

 

 Si tratta di espressioni profonde che meriterebbero una rielaborazione accurata, con ritratti vivissimi, storie drammatiche, complesse vicende appena abbozzate, appelli, richiami e riflessi reciproci.

 

 

 

È preferibile in queste brevi conclusioni lasciare spazio a dei frammenti significativi degli autori partecipanti al laboratorio che, con la conquista vibrante del proprio spazio creativo, annunciano ed affermano la propria identità ed autenticità. Come nel caso della vegetazione spontanea, che si appropria di spazi,  nutrimenti e fonti di energia in un ambiente  favorevole  e mantiene cosí in equilibrio  ognuno dei suoi componenti , la produzione del laboratorio “Apollo e Dioniso”  ha fatto emergere  questioni comuni, sentite e condivise,  con una  dinamica corale di cui di seguito si trascrivono, estratte dai testi, voci che ognuno ha saputo trarre dal proprio “oscuro germinale di larve ed arborescenze”, secondo una definizione di Montale.

 

 

 

 

LA SCRITTURA DEL GRUPPO

 

 

Il gruppo di scrittura creativa

 

Storie di sradicamento, anche intergenerazionale

«... Però sentivo che mi mancava qualcosa, io volevo andare. Sono partita per l’Italia con la promessa di concedermi un anno di libertà e poi tornare, ma nel profondo sapevo che non sarei tornata.  Andrés è rimasto ad aspettare invano, finché abbiamo perso i contatti. Sono passati ormai dieci anni, quando, in attesa di un caffè a piazza Navona, un giorno d’estate...» (Claudia C.)

 

«Di sicuro è stata un’esperienza di luce rivedere la nonna dopo il mio lungo viaggio. Nello stesso tempo, cominciavo a provare il dolore di un’assenza. Cercavo una forma che mi rasserenasse. Cercavo un’immagine a cui mi potessi aggrappare. Cercavo un senso nel caos della vita. Invece trovavo solo fugaci contraddizioni.» (Antonella N.)

 

 

 

Il viaggio come esperienza vitale, incontro e riparazione

«Sono convinta che viaggiare non è andar via. Sono io che mi impossesso delle città, della loro gente, dei mari, dei fiumi, delle montagne, dei loro profumi, e le emozioni che suscitano in me mi riportano a loro ogni volta che le richiamo alla mente. Tanti anni fa è stata la mia prima volta a Firenze...»  (Ana R.)

 

 

I labirinti delle relazioni interpersonali

« ... All’improvviso Laura con un urlo angosciante, disperato, saltó dal banco e cadde sul tappeto ai suoi piedi. Cominciò a piangere. Le suore la portarono, via, fuori. Il suo pianto aveva sciolto il sangue delle nostre vene. Mute ascoltavamo le parole del sacerdote “Vedete, questo succede quando non si fa quello che si deve fare…”

Poco dopo, ancora sconvolte, siamo entrate nella nostra grande camera. Il letto di Laura era intatto. Dei rumori strani fuori ci hanno attratto alla finestra. La madre di Laura l’abbracciava con tenerezza mentre il padre abbracciava entrambe. Sono saliti in macchina e velocemente sono spariti nel buio.

Non l’abbiamo più vista.» (Ana Maria T.)

 

«Tra vortici e volteggi, danzava una danza non sua.

Sul palcoscenico, viandante straniero a sé stesso, in cerca del suo teatro.

Vedeva il vortice frenetico del ciclone, come una terra straniera. Capì che, entrando nell’occhio del ciclone, avrebbe danzato lento, l’unica sua danza». (Assunta A.)

 

« ... Entrambe avevamo le gonne piegate per contenere la maggior quantità di frutta possibile, che poi avremmo messo sul lungo tavolo di famiglia in legno, per assaggiarla. Prima di tornare dal frutteto, giocavamo con il peso dei nostri vestiti pieni di frutta e ridevamo.

Tutto l’albero genealogico era riassunto in  noi due.

Le more erano la nostra passione. Crescevano in siepi lungo strade sterrate.» (Magdalena G.)

 

« ... Poi era d’obbligo un caffè. Poi ci siamo incontrati a pranzo. Poi a cena. Ci siamo baciati, siamo stati insieme. L’emozione di vedere Firenze dal Piazzale Michelangelo, illuminata e ridente, mi accompagna ancora, con Franco, accanto a me. Un amore fugace che ha lasciato la sua impronta: Firenze e Franco insieme.» (Ana R.)

 

«Quel bel ragazzo probabilmente aveva “Così parlò Zarathustra” sotto il braccio solo per tirarsela un po’, e di certo aveva fatto colpo sull’ingenua provinciale che per il solo fatto di essere nel cortile del Filarete e non in una mensa aziendale a cucinare; si sentiva la persona più fortunata dell’universo. D’altronde anche lei aveva con sé i Canti di Leopardi solo per farsi coraggio. L’innamoramento fu improvviso, potente. Ma anche questi amori finiscono se non si trasformano e lasciano addosso uno strano senso di vuoto, di nostalgia.»  (Giorgia S.)

 

 

L´intuizione dello straniante

«Alla bambina seduta accanto alla nonna morta non sembrava affatto così. Ogni tanto guardava la fotografia accanto alla bara, sorridente e schietta. Poi la spinsero a farle un ultimo saluto: e proprio mentre si avvicina a quel volto di statua ecco che la nonna la riconosce, e le sue labbra rosse di rossetto si increspano in un sorriso.» (Giorgia S.)

 

«... Mentre aprivo il portone, con la coda dell’occhio vidi una cosa nera accucciata, che si muoveva accanto alle borse della spazzatura. Mi spaventai.

        Al principio pensavo che fosse un cane, poi mi accorsi che era un uomo che cercava qualcosa da mangiare in quelle borse e, al vedermi, si alzò di scatto e attraversò la strada per continuare a rovistare fra la spazzatura del marciapiede di fronte.» (Paola R.)

 

«La ragazza ballava e ballava una taranta come se fosse posseduta, una danza catartica, liberatoria. Non gliene importava niente di niente e diceva, si! Sono veramente io, eccomi: libera e bella.

Ma al risveglio non si poteva più muovere, era un fuoco vivo in un corpo morto. Un filo di bava le scorreva dalla bocca.» (Giorgia S.)

 

«Dopo l’attacco di epilessia Nicola immobile resta sul pavimento. Il volto pallido, i suoi occhi fissi nel vuoto. Con la mano tremante Marina cerca di sentire il suo alito. Un fuggevole attimo basta ad illuminare il suo volto» (Ana Maria T.)

 

 

 

Sensualità

«Con le dita graffiate e sporche, opprimevamo pian piano il frutto per verificare se fosse maturo. Mentre lo raccoglievamo, premendolo delicatamente, le nostre mani si coprivano di strati di sporco succoso. Dopo averlo preso, con uno sguardo serio, lo mordevamo senza colpa per aver escluso qualcuno da quel momento cosí felice. 

No, non importava se fossero coperti di polvere, li raccoglievamo a mano piena e li portavamo in bocca. Il loro succo dolce emerse dalle nostre labbra. Mani e viso imbrattati di viola. Ignari del futuro ci godevamo l’ingenuità del presente mentre i calabroni ubriachi di nettare e sole ronzavano intorno ai fiori dei campi.» (Magdalena G.)

 

«Le loro mani intrecciate

come giunchi splendenti al sole,

i loro corpi fusi in un unico respiro,

avvolti in una musica lontana,

poi, d’improvviso, un tonfo,

e precipitano nell’abisso della separatezza.

Ognuno ansimante cerca l’altro,

vuole raggiungerlo ma annaspa,

si aggrappa alla roccia,

le sue mani sanguinano e ha paura di precipitare, solo, nel gorgo del dolore per la perdita o nel grande mare dell’indifferenza.»  (Alba P.)

 

 

«Ho attraversato deserti, ho camminato sulle sabbie bollenti, ho sofferto la sete, ho sopportato il sole cocente.

Giunto all’oasi, non sono riuscito a bere la stessa acqua che bevevano gli altri.

Caddi nell’abisso. L’acqua scura che era in fondo mi sommerse. Nuotavo sotto la superficie e mi sentivo un pesce in compagnia degli altri. Comunque cercavo un varco che riportasse alla luce e al mare aperto.»

        (Paola R.).

 

 

 

 

 

 

Luciana Zollo, laureata in Lettere Classiche all´Università “La Sapienza” di Roma, ha vissuto a Bruxelles, vive e lavora a Buenos Aires. Ha insegnato italiano e latino al Liceo Italiano di Buenos Aires; ha diretto la “Cátedra Italia” della Universidad de Palermo ed ha svolto attività di formazione insegnanti in didattica bilingue ed interculturale, promozione della lettura e formazione dei lettori. Si occupa di educazione letteraria, diffusione della letteratura italiana e formazione dei lettori attraverso corsi e seminari presso istituzioni tra cui l´Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, la Società Dante Alighieri di San Isidro, il Museo de Bellas Artes, il Museo del Banco Ciudad, la Asociación Psicoanalítica de Buenos Aires e l´Instituto Superior de Profesorado JV Gonzalez. Scrive e traduce in italiano e in castellano e coordina laboratori di scrittura creativa in italiano a Buenos Aires.

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