PAURA DI DESIDERARE - L'amplificazione delle paure all'epoca del COVID19

PAURA DI DESIDERARE

L'amplificazione delle paure all'epoca del COVID19

 

 

 

        di Francesco Frigione

 

In questi mesi di emergenza, dettata dall’epidemia di Covid-19, abbiamo vissuto, e seguitiamo a vivere, una situazione psicologica di estrema complessità.

 

 

 

Come psicoterapeuta, mi sono ritrovato a gestire non solo i cangianti stati d’animo dei miei pazienti, con i quali, con grande sforzo di adattamento, abbiamo trasposto gli incontri fisici alla dimensione virtuale, ma anche la forte pressione esercitata su di loro (e su di me) dai timori per la salute, dalle conseguenze nefaste determinate dal blocco delle attività economiche e, non ultima, dalla drastica riduzione delle libertà personali.

 

 

 

È stato come tentare di risolvere un’equazione a doppia incognita e anche in questo passaggio di progressiva emersione dal periodo più critico, avverto nei miei pazienti e in me stesso sedimentate ruggini antiche e attuali. Infatti, la paura di contrarre la malattia infettiva, amplificata da un sistema mediatico isterico e terroristico, ha creato un corto circuito emotivo.

 

 

 

Questo ha moltiplicato l’ancestrale angoscia dell’infezione, la paura realistica e gli irrazionali timori annidati nella memoria infantile degli individui, rispetto a un mondo gravido di pericoli e potenzialmente persecutorio e distruttivo.

 

 

 

Direi di più: già da anni la realtà del nostro paese e forse di tutto l’Occidente sembra polarizzata sull’emozione fondamentale della paura, declinata in tutte le sue forme. La paura ha assunto la guida delle politiche, delle scelte, delle comunicazioni.

 

 

 

Attraverso la perversa manipolazione dell’istintivo vissuto di paura, demagoghi, giornalisti “servizievoli”, facili profeti di catastrofi e cospirazioni hanno lucrato, in buona e in mala fede, sui terrori che si annidano nell’animo umano.

 

 

 

Oggi, come clinico, cerco di sostenere un ritorno alla realtà delle persone di cui mi prendo cura, affinché il mondo, a causa del prolungato ritiro delle proiezioni positive, non appaia loro come un luogo più duro e desolante di quello che effettivamente è. Infatti, più noi abbandoniamo la realtà, meno la coloriamo di una illusione creativa e meno riusciamo a intervenire per modificarla.

 

 

 

La paura, elevata a sistema e a ideale di vita, rappresenta una tortura per l’animo umano, un richiamo lancinante alla “colpa” di essere al mondo. L’opposto di questo sentimento non è l’incoscienza, è il coraggio, ovvero la capacità di avvertire paura ma di saper andare oltre aprendosi a nuove emozioni e a altri orizzonti.

 

 

 

Ascoltando con attenzione i sogni dei miei pazienti, pur nella variabilità delle situazioni e degli stili, ho ritrovato nella maggioranza di essi un forte desiderio di riaprirsi al mondo, di percorrerlo, di esplorarlo, di tingerlo dei propri colori personali: di trasformarlo. Nei sogni si annida il rimosso, l’ombra, i contenuti non contemplati ancora dalla Coscienza, non immediatamente disponibili per l’Io. Quelle immaginazioni profonde veicolano, però, il potenziale del cambiamento a livello individuale, gruppale, comunitario e collettivo. Dare corso a questo potenziale inconscio è oggi più che mai utile e necessario.