SCANDALO AL SOLE

SCANDALO AL SOLE

 

 

La Maja desnuda (Francisco de Goya)

 

        di Rossella Monaco

 

Questa estate ho svolto la mia “attività ludica” in Corsica, terra di straordinarie catene montuose lambite dal mare. “A Corsica hè bellu” si afferma da quelle parti, e “I corsi so’ magnificu”.

 

 

Nudo integrale” della Corsica

 

Detto ciò arriviamo all’episodio di cronaca di mercoledì 9 agosto 2017, riportato da varie testate giornalistiche e accaduto per l’appunto in Corsica. Protagonista è la natica di una vacanziera italiana naturista-nudista, residente in un camping chiamato guarda caso “La Chiappa”. Ferita di striscio da una schioppettata sparata da un cespuglio belligerante, la natica è per fortuna in buone condizioni.

Arriviamo al movente. Dal camping, percorrendo una stradina persa nella macchia mediterranea, si giunge in una bella spiaggia denominata “Tahiti”. Questa baia, immersa nella natura protetta e meta di libere mandrie di cavalli, è da sempre divisa da una linea immaginaria in due zone, o meglio in due fazioni. Da una parte ci sono i “tessili” (esseri umani in costume), dall’altra i “desnudi” per dirla alla Goya. Una linea Gotica invisibile e occultamente bellica li tiene separati. “Culi nudi” “Hippie fuori tempo” “Figli dei ficus” “Palle calanti” “Vagine svergognate” gli epiteti dei “tessili”; “Reazionari”, “Destrorsi”, “Plagiati dalle religioni” “Almeno agli indios i bermuda sono stati inflitti dai missionari” “Moriranno di reumatismi, con quei pezzi di stoffa fradici addosso” i commenti dei nudi e crudi.

Fin qui nulla di nuovo: due squadre, il tifo sussurrato nelle orecchie dei propri compagni di gioco e una convivenza assai pacifica e pure divertente. Fino al giorno in cui è accaduto il fatto in cronaca.

Preambolo: un tizio, corso di nascita, riesce, grazie a ingenti appoggi, a costruire abusivamente un ristorante tra le protette frasche della suddetta spiaggia. Gli affari però non vanno molto bene e il tizio incomincia a prendersela con i “desnudi”. L’accusa più grave rivolta ai nudisti è di non avere tasche, tantomeno portafogli; la seconda di spaventare i bambini tessili, i quali angioletti, in realtà, sono assorbiti dal loro mondo e spesso si dilettano con videogiochi di guerra tali da far sembrare Kim Jong-Un un pivello.

Raccogliendo indizi, l’immancabile vox populi racconta alcuni particolari piccanti accaduti al tizio del ristoro. Rinchiuso in giovane età e per sei anni in una gattabuia marocchina il ristoratore si è trovato a “ristorare” suo malgrado improbabili soggetti, tipo “Fuga di mezzanotte”. L’accusa che lo aveva costretto in carcere: traffico di droga. Non ci vuole Freud per capire il busillis. Ne ha abbastanza di forme e formine falliche. Ed ecco partire la schioppettata. Quando la turista italiana e il suo compagno si rifiutano di coprire le pudenda, nonché le chiappe omonime del campeggio, il tizio prima si nasconde dietro il cespuglio, poi fa fuoco. Finito in questura, viene rilasciato per insufficienza di prove in merito alla semplice imputazione di “eccesso di legittima difesa”, eccetera eccetera.

 

 

Venere Callipigia (Museo Nazionale di Napoli)

 

Cosa c’entra la mia “attività ludica” con tutto questo? Confesso, ero residente anche io nel campeggio incriminato e smutandato. Nuda e cotta dal sole ho conosciuto (ahimè) il tizio due giorni prima del fattaccio, per via di un’eclissi lunare. Infatti, onde godere l’evento della pallida dea mi sono recata con il mio amico francese e il cane S’Agapò a “Tahiti beach”. Mia prima sorpresa fu che i “desnudi” apparivano in netto svantaggio rispetto ai “tessili”. Ma, cosa più orribile, gli avversari avevano invaso l’intero campo usando armi improprie, quali palloni, racchettoni e colori sgargianti.

«Fa nulla», ci siamo detti noi, piazzandoci sulla riva e sfoderando come contromossa le novelle di Guy de Maupassant sulla Corsica (mi ero guardata bene dal lasciare a Roma “Vestire gli ignudi” di Pirandello). Non facciamo in tempo a sdraiarci, che un motoscafo nero dall’aspetto minaccioso ci punta dal mare e per poco non ci investe sul bagnasciuga. Mi alzo come una guerriera amazzone, ex pacifista, e gli vado incontro per fargli il cazziatone, ma lui mi anticipa e lo fa a me. È il tizio del ristorante. Considerando i suoi trascorsi sentimentali da adesso lo chiamerò “Ristory”. Per farla breve Ristory, la mogliettina (una virago tatuata in versione economica) e un’altra coppia di energumeni scesi dalla barca iniziano ad aggredirci, ci ingiuriano nella loro simpatica lingua corsa, un simil italiano, con divertenti “u” finali, “Sì un omu cornu” per fare un esempio. Ci urlano di andarcene o di rivestirci. Non sia mai. La spiaggia è libera, noi siamo naturel, integrati con l’ambiente selvaggio, non possono certo dirci loro cosa fare. Ristory si fa intimidatorio e minaccia il mio amico francese di staccargli la testa, forse ha un machete nel taschino? Mon amì non fa un plissé, non lo teme o forse spera nel cane.

Dal canto suo S’Agapò, nonostante il nome in greco significhi “ti amo”, non ci prova nemmeno a mettere un buon abbaio pacificatore. Alla mogliettina di Ristory sale l’alcol e le sostanze di cui deve essere imbottita e con tutti i tatuaggi dilatati sbraita in un idioma ancestrale; sostiene con vigore le sue tesi: la nudità di noi sottospecie di indios offende i villeggianti, il Vangelo, il Corano, il buon Dio, i missionari e gli usurpatori spagnoli; quindi fa cadere la ciliegina sulla torta: il suo Love, Ristory, «ce l’ha più grosso» di quello di mon ami. Tutto da dimostrare. Il maritino è tessile e nulla traspare. Ma il fucile con il quale avrebbe sparato due giorni dopo la dice corta sull’argomento in questione. Una protesi metallica non lascia sperare in nulla di buono.

Detto ciò, abbiamo continuato a dircele di cotte e di nude, ognuno nel proprio idioma, mon amì in francese, i corsi in corso, io alla Totò e Peppino a Milano, “Noio volevan savuar… purquà non possiam mostrar le chiap chiar?”. Siamo finiti a farci il gesto delle corna reciprocamente come nella migliore tradizione scaramantica napoletana, ma per fortuna il tizio super aggressivo e feroce a noi non ha sparato. Ha sparato due giorni dopo.

 

 

La Giumenta (Museo di San Martino, Napoli)

 

Il mio gluteo si è salvato … almeno fino al mattino successivo, quando, nuotando felice in costumino adamitico tra i pesciolini, è stato preso in pieno da una medusa. Una gorgone piccola ma velenosa. “Cara creatura marina” le ho detto soffocando il dolore, je suis naturel, je t’aime.

 

Riflessione seriosa. Il nudo è considerato sconcio. I magnifici 70 sono passati, la rivoluzione sessuale e quella femminile sono rientrate senza far troppo rumore. Il corpo delle donne è stato devastato a colpi di spot pubblicitari, televisione becera, protesi mammarie, silicone vario, commercio&co. Coprire, vietare, infibulare, trasformare la sessualità in qualcosa di osceno, violentare, cancellare con veli, burqa, burkini e altro. Allora mi chiedo, in un mondo così non avrebbe più senso opporre un boato di nudo integrale all’integralismo islamico? In un pianeta in cui l’opera distopica del grande Orwell ci ha preso in pieno con il suo vaticinio «”la guerra è pace”, “l’ignoranza è forza”, “la libertà è schiavitù” » non sarebbe più sensato dichiarare: “il sesso è pace”, “la cultura è forza”, “la nudità è libertà”.

La nudità si amalgama con la natura, dunque è intrinsecamente armonica; poi ognuno fa quel che vuole, ma perché vietarla? Andrebbe anzi sollecitata in risposta a quei paesi dove il burkini al mare è un obbligo, un folle progetto terroristico contro il corpo, contro la felicità, contro le donne. Niente più sole, aria, acqua, terra sulla pelle. La stoffa cancella, la donna non esiste più, la dea è stata annientata. Opponiamoci a tutto ciò, leviamo il nostro silenzioso grido di protesta: “via i costumi e chiappe al vento!”