APPASSIONARE

 APPASSIONARE

 

di Cristina Soruco Madrazo, Ana Rotondo, Ricardo Enrique Trebino

a cura di Luciana Zollo 

 La tradizione è la trasmissione del fuoco e non l`adorazione delle ceneri (G.Mahler)

Appassionare: con questo scopo è nata l`idea di un laboratorio di scrittura in italiano a Buenos Aires, in Argentina. 

 


 

In questa metropoli dell`America Latina, in cui fervono proposte artistiche e letterarie di ogni genere, sono diffusi i talleres ( “laboratori”, ma più letteralmente “ officine”) di scrittura. Scrittura come divertimento, come espressione del sé, come cura, come sfida, come vendetta: ognuno riesce a trovare la sua strada.

L`italiano è lingua familiare studiata e frequentata dagli argentini, sia nel caso dei discendenti da nostri emigranti, sia nel caso degli altri, comunque a contatto con l`”essere italiano” e la sua identità in tante forme diverse. Nel laboratorio di scrittura, la lingua utilizzata risveglia, e provoca, una creatività spesso ignorata, che si manifesta in parole, frasi e, per lo più, racconti. In queste circostanze l`italiano agisce come  lingua “ritrovata” che consente di “ritrovarsi”. L`occasione di  scrittura in un`altra lingua invita , o costringe, a cambiamenti di prospettiva, ad approcci divertenti e stravaganti con la realtà vissuta, osservata o rivisitata. Spesso la passione nasce, e successivamente prospera, nell'imprecisione e nella ricerca. Come un ospite inatteso, sorprende ed affascina la scoperta della capacità di creare, di dire, di pensare che emerge in queste esplorazioni. Nasce così un nuovo  dialogo con gli altri, con vecchi e nuovi compagni di percorso, ma soprattutto con se stessi.

 

                                                                                              Luciana Zollo

 

 

 

La passione di scrivere in italiano

 

Ana

La mia passione per la scrittura ha trovato nella lingua italiana un mezzo nuovo per esprimersi, per dare via libera alla mia immaginazione. Questa scoperta avviene anche attraverso cambiamenti interni, profondi.

 

La mia attenzione verso il “mondo italiano” è stata sempre di un’intensità pazzesca. Dal momento in cui ho sentito il bisogno di immedesimarmi nelle mie radici italiane non mi sono mai fermata. Ritengo - e sento - che scoprire l’italianità, sentirsi parte dell’essere italiano, non toglie nulla alla propria cultura; anzi, arricchisce l’essere argentino. Consente anche di godere della cultura italiana in modo più intenso.

 

Eppure devo riconoscere che la mia passione per la scrittura è cominciata in modo casuale. Pensavo che leggere i giornali e le opere letterarie, e “farmi capire” nella lingua parlata, mi bastasse per comunicare e godermi il patrimonio culturale italiano. Per approfondire lo studio della lingua poteva bastare un corso di conversazione ogni tanto. Invece, provai a scrivere in italiano.

 

Cominciai a farlo con una certa difficoltà però, man mano che proseguivano gli incontri del Laboratorio, scoprii una nuova dimensione del mio essere più  profondo e diventò più facile scegliere un'idea ed esprimerla nel modo più accurato possibile.

 

Vari sono i cambiamenti avvenuti in me, che posso descrivere.

 

Nelle attività di scrittura: cerco di precisare l’idea, poi comincio a scrivere. Di solito cancello delle frasi. A volte cambio l’ordine di quello che ho scritto. Finalmente, sulla carta stampata, faccio le ultime correzioni. Non mi capita spesso di cambiare argomento e ricominciare da capo. In genere, resto soddisfatta di essere riuscita a esprimere in italiano qualcosa che mi sta a cuore. Credo di aver imparato a non giudicare il risultato con eccessivo rigore. Di conseguenza, cerco di godermi sia il pensare che lo scrivere in italiano.

 

Nei pensieri: non sento che ci siano stati cambiamenti nei miei pensieri. Penso piuttosto di averli rafforzati tramite l’impegno di esprimerli meglio.

 

Nelle abitudini:ho cominciato a scoprire la mia creatività. Sarà un lungo percorso non privo di ostacoli; ma lo trovo, comunque, molto stimolante. Mi fa approfittare in miglior modo della lettura del giornale, perché faccio più attenzione agli articoli di cultura, idee, opinioni, ecc., che offrono spunti per la riflessione e un vocabolario più appropriato.

 

Nella memoria: mi capita spesso di non ricordare se certe idee o informazioni, che rimangono nella mia memoria, le abbia letto o sentito in italiano o in spagnolo. Si tratta, piuttosto, di idee semplici della vita quotidiana o informazioni dell`attualità globale.

 

Certamente, la seconda lingua circola e funziona nella mia mente anche a livello inconscio; in maniera simile –a mio avviso- all'esperienza di sognare in italiano, come osserva Luciana Zollo nel suo intervento sulla lingua che usiamo in sogno[1].

 

Nel mio mondo interiore: potrei definire il processo di scrivere come una “fatica piacevole”. Chiarisce il pensiero, aiuta a sistemare le idee e a farle più precise: questo fa piacere. Man mano che si scrive, e si fa una laboriosa ricerca (a seconda delle nostre possibilità), si diventa più esigenti e si assume un atteggiamento più impegnato: è l’aspetto faticoso dell` attività. Il risultato è la nostra creatura, l’espressione della nostra anima; e anche questo fa piacere. È un bel percorso della nostra mente che ci arricchisce come persone e serve per tutte le lingue che  conosciamo.

 

Addirittura, la scrittura in italiano -con una guida efficace- ha significato, per me, migliorare la conoscenza della lingua italiana e della civiltà italiana. Ma, innanzitutto, mi ha fatto scoprire una nuova dimensione del mio universo mentale. Una dimensione di memoria storica italo-argentina, complessa e ricca, che preme per esprimersi e comunicare.

 

A modo di conclusione:

 

La mia passione (in continua crescita) per esprimere il mio mondo interiore in italiano –tramite la scrittura- riafferma gli elementi costitutivi della mia identità, arricchisce il mio universo mentale, mi collega sempre di più alle  mie radici italiane e incrementa le mie possibilità comunicative ed espressive.

 

 

 

 

 

 

 

CRISTINA

            La mia passione per la scrittura ha origini lontane,  ma è appena da poco tempo che ha trovato la via per esprimersi ed abbandonare, finalmente, la sua condizione di desiderio irraggiungibile.

 

È legata alla mia ricca esperienza di aspetti e questioni riguardanti la diversità etnica e  culturale e , in  specie, l’universo mentale delle popolazioni rurali all'interno del nostro paese, l`Argentina. Esperienza legata alla mia professione di antropologa, svolta, per lo più , nel Nordovest, sia come ricercatrice, sia come responsabile di progetti per lo sviluppo delle aree più svantaggiate. Sebbene lo scopo principale fosse  lo studio delle forme produttive e dei rapporti  sociali del mondo contadino, non si escludeva la raccolta  d’informazioni su altri aspetti culturali. Ogni volta che dovevo scrivere sul tema centrale, gran parte di quel corpus restava fuori dalla pubblicazione,  perché ne trascendeva gli obiettivi. Tuttavia, quell'informazione si accumulava nella memoria  per diventare nel corso degli anni un vero e proprio archivio mentale.

 

   Ogni volta che ciò accadeva,  provavo la stessa sensazione di malessere, simile ad un sentimento di colpa per tutto ciò che lasciavo fuori, cose in se stesse importanti, che d’altra parte mi stavano molto a cuore.

 

   Allora sentivo, quasi come per un ordine, che dovevo occuparmene,  scrivere sulle  comunità  in cui lavoravo; parlare della loro importanza come testimoni vitali della diversità etnica e culturale argentina, precedente alla sua costituzione di Stato nazionale, una diversità originata dalle grandi unità  politiche e culturali del passato. Scrivere sulla loro gente, tra la quale spiccavano alcuni personaggi indimenticabili, uomini e donne, che sicuramente sarebbero stati protagonisti  di più d’una storia se un altro diverso da me li avesse conosciuti. Scrivere, anche,  su quelli che con generosità mi fornivano preziose informazioni, anche personali; e non dimenticare alcune vicende, piuttosto impegnative che avevo dovuto affrontare, in quanto estranea. Secondo me si trattava di  vere prove iniziatiche, d’ammissione.

 

  Infine,  scrivere sul debito con me stessa: essere in grado di trasmettere con fedeltà i miei sentimenti, le emozioni nel confronto con l’altro e con una natura dai molteplici aspetti. Il sentirmi presa dal fascino della maestosa ed agreste bellezza circostante: l’esuberanza selvaggia delle valli ad alta quota, il paesaggio arido del deserto altoandino, macchiato qui e là dai colori di erbe o arbusti e dalla presenza vigile dei “cardones” (tipici della zona).

 

   Tuttavia, ero cosciente  che per soddisfare  questi bisogni, dovevo farlo lontano dalla specificità, dall'obiettività e dal distacco della produzione scientifico-tecnica. Si trattava, dunque, d’adottare un altro linguaggio: quello della letteratura , che offre  diverse forme e generi d’espressione.   Tutto ciò mi è stato confermato nel frequentare il Laboratorio di Scrittura all'Istituto italiano di Cultura a Buenos Aires. La decisione di scrivere in una lingua straniera non è stata un caso, e  merita una spiegazione. Ho avuto sempre un rapporto speciale con la lingua italiana, sin dai tempi lontani del Liceo e l’Università quando l’italiano, forse per la sua dolcezza e musicalità, era il preferito tra altre lingue facoltative. Con gli anni, l’interesse per la storia e la cultura italiana mi spinsero a studi sistematici, in diverse istituzioni.

 

  In questo percorso,  la pratica del Laboratorio di scrittura è stata, per me, tanto affascinante quanto impegnativa; ci è stata offerta una svariata gamma di risorse letterarie, sia concettuali, sia strumentali, molto efficaci al momento d’immaginare una storia  e di svilupparla.  Così, i personaggi, i loro attributi fisici e morali, le vicende, lo spazio e il tempo , hanno potuto, a volte, sorgere dagli “archivi mentali”. Ciò mi ha permesso, innanzitutto, di dare via libera  alla mia immaginazione, nutrita da quella ricca e prodiga esperienza del passato, pieno anche di imprevisti e di avventure. Ho potuto tornare alla tecnica, per me famigliare, dell’osservazione, che adesso serve a registrare accuratamente il  quotidiano: persone, situazioni, oggetti animati e inanimati, ìnsomma, tutto ciò che potrebbe essere funzionale  ad una storia qualunque.

 

   Nella mia incipiente scrittura tutto questo si è materializzato in una serie di testi  di diversa qualità , ma incoraggianti perché,appunto, espressioni di  quella premessa del “lasciarsi andare”, che a livello personale ha significato liberarmi da autoesigenze pesanti e a volte inibitorie, fino a sentirmi, in qualche occasione, veramente a mio agio inventando storie e personaggi.

 

 

 

RICARDO

                                               ...L’ apparire in sogno di una conversazione, di un monologo o di una riflessione in italiano  può rappresentare il desiderio di dar voce ad una parte di se stessi....(L. Zollo)

 

                        Mi sembra molto interessante il contenuto del brano da cui è tratta questa frase perché mi apre una porta per affrontare il concetto di  “passione”, e parlare di passione è parlare di una forte inclinazione, di un interesse  profondo, di una grande intensità di sentimenti,  in questo caso, rivolti non solo alla lingua italiana ma al più ampio senso dell` italianità, quindi al piacere di pensare in italiano.

 

                        Da giovane ho scritto qualche racconto, perché mi è sempre piaciuto scrivere -anche per una necessità professionale- e l’ ho fatto in spagnolo, la mia lingua materna, anche se a volte mescolata con quella particolare forma di italiano dialettale lucano parlato da mio nonno e ereditato da mia madre.

 

                        Ebbene, prima lo studio della lingua, poi la lettura costante in italiano degli ultimi anni,oltre all’ imparare sempre di più sulla storia e la cultura del Paese, hanno risvegliato in me una passione mai provata. Ma un altro fattore -forse il più importante- ha prodotto in me un cambiamento profondo ed intimo dell`anima, anche questo determinante per il mio slancio: avere trovato in Italia, nel paese di nascita di mio nonno, la parte della famiglia che è rimasta lì dopo la spaccatura di una migrazione straziante agli inizi del XX secolo.

 

                        Trascorrere con loro molti giorni è stata una meravigliosa esperienza: abbiamo  scoperto che i legami di sangue erano intatti malgrado gli anni e la distanza, pur non sapendo gli uni dell'esistenza degli altri fino a poco tempo prima.

 

                        Certamente, dovevo mettere in ordine tutti questi elementi e anche i miei sentimenti, perché conoscere un po’ del pensiero della gente nella cui lingua si vuole scrivere, la sua cultura, la sua storia, la sua letteratura, ed anche il suo sviluppo sociale nel tempo non era sufficiente, e quindi il laboratorio di scrittura mi ha aiutato, con gli attrezzi necessari.

 

            Questa mia passione è ora una permanente indagine interna ed esterna, che trasforma l`anima quando amorevolmente si riesce a pensare con una mentalità simile (o quasi) a quella del popolo nella cui lingua si scrive. Chiaro esempio viene dato dal grande scrittore Andrea Camilleri che, interrogato su quale fosse il segreto del suo successo, semplicemente ha detto “perché ho pensato in siciliano”

 

                        Insomma, da tutte queste circostanze ho ottenuto un mezzo nuovo per esprimermi, per dare via libera alla mia immaginazione, e così ho cominciato a scrivere altri racconti, ma in italiano...una sfacciataggine, scusatemi!!!

 

                        Perché dei racconti? Fondamentalmente perché il racconto permette di sviluppare una storia in poche parole, senza la complessità della trama di altri generi letterari, e così, i personaggi che abitano nella mia immaginazione cominciano a prendere vita propria, ma breve, nel momento in cui dalla mente vanno verso la carta.

 

 

Cristina Soruco Madrazo. Antropologa, è nata nella provincia di Jujuy (Nordovest dell’ Argentina). Ha sviluppato la sua attività professionale  a  Buenos Aires  e nelle provincie come  coordinatrice  dei  Programmi  di Sviluppo Sociale presso le   popolazioni  contadine  della regione andina  della provincia di Jujuy, analista  nel  Programma di Valutazione  Ambientale Permanente  , consulente dell` Unità Argentina di Coordinamento  Programma Unesco “L’Uomo e la Biosfera” ,ricercatrice   per l’ Università di  Buenos Aires (UBA)  e l’ Università Nazionale di Salta (UNS).  

 

Ana Rotondo è nata a Buenos Aires, dove risiede. E`nipote di italiani di Contursi e Oliveto, in provincia di Salerno. Laureata in Legge all’Università di Buenos Aires, lavora presso la Defensoría General del Poder Judicial della Città. Ha completato il ciclo di studi di lingua e civiltà italiane presso l`Istituto Dante Alighieri, ottenendo nel 1990 una borsa di studio.

 

Ricardo Enrique Trebino è laureato in Diritto presso l'Università di Buenos Aires, Specialista in Diritto Penale presso l’Università del Salvador, Esperto in Pubblica Sicurezza. È stato coordinatore del Comitato per la Sicurezza della Legislatura di Buenos Aires. Di altre attività professionali è stato docente di `Diritto Civile presso l'Università di Buenos Aires, ed attualmente svolge la libera professione. Scrive storie brevi sul site: www.ilmiolibro.kataweb.it/

 

 

 

Luciana Zollo  si è laureata in Lettere Classiche all`Università “ La Sapienza ” di Roma. Insegnante di italiano e latino nei licei, è Professeur di francese dell`Alliance Française di Bruxelles, dove ha vissuto prima di stabilirsi a Buenos Aires. Attualmente coordina laboratori di scrittura in italiano, si dedica alla letteratura italiana per adulti ed alla formazione insegnanti in didattica bilingue ed interculturale. Scrive e traduce  poesia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] L. Zollo, “L`italiano, la lingua dei sogni” in www.oceanoweb.net, numero 0