UNO SGUARDO OLTRE IL REFERENDUM

UNO SGUARDO OLTRE IL REFERENDUM

 

 

Il Presidente del Consiglio dimissionario Matteo Renzi in una recente immagine

 

        di Francesco Frigione

 

        Nel suo celebre trattato La Politica, Aristotele sosteneva che l’essere umano è un “animale politico”. (politikòn zôon), teso a una vita comunitaria, né più né meno come le api.

In un altro scritto, L’Etica Nicomachea, il grande filosofo affermava anche che, grazie alla capacità di pensare e parlare (logos), l’individuo perseguirebbe il bene della comunità a cui appartiene. 

 

Insomma, Aristotele supponeva l’esistenza di una continuità tra spinta all'aggregazione sociale e anelito al benessere comune. I sofisti, invece, la pensavano in maniera assai diversa dallo Stagirita.

 

 

Aristotele (Parigi, museo del Louvre)

 

        Anche la moderna analisi psicologica ci induce a una visione assai meno razionale della vita politica rispetto a quella aristotelica: siamo a conoscenza, infatti, che alcune mitiche immaginazioni inconsce trasportano e raccolgono la nostra marea affettiva e ideativa: le emozioni, i sentimenti, le fantasie, i pensieri. Esse piegano necessariamente a sé l’ordinato discorso della ragione, che vorrebbe imbrigliarle. Anzi, sappiamo molto di più: come afferma acutamente James Hillman ne La vana fuga dagli dèi (1991), persino la nostra idea di “sana ragione” deriva da una potenza psichica normativa, quella che gli antichi vedevano incarnata dalla dea Atena/Minerva.

 

 

Pallade Atena (Vienna)

 

        Ne deriva che non possiamo mai sfuggire a una pressione della vita psichica inconscia, con le sue tensioni e i suoi conflitti, quando ci rapportiamo al mondo delle vicende politiche. Su di esso convergono valutazioni soggettive, le quali, però, se siamo consapevoli della loro parzialità, possono tracciare un quadro assai stimolante della realtà sociale, tale da destare attenzione negli altri, fino anche a coinvolgerli in un progetto comune. Allo stesso tempo, un sentimento e una spinta collettiva possono ghermirci e portarci lontano da noi stessi, sia nel bene che nel male.

        È quello che ogni bravo politico sa e cerca di sfruttare a suo favore, con più o meno coerenza, abilità, competenza e afflato etico.

        Ora, il dimenticare che questi moti psichici restino il motore della vita politica, nella quale l’orizzonte, la prospettiva, l’aspirazione, il desiderio e la speranza giocano il ruolo di volano, può significare commettere un errore fatale.

        In politica, il talento sta nell'instaurare un difficile equilibrio tra due opposti poli: da una parte l’avventurismo– il progetto di un leader o di una classe che, come “pifferai magici”, si mostrano narcisisticamente indifferenti al bene generale – e dall'altra l’inerzia, l’indifferenza al bisogno di cambiamento in meglio che la prospettiva politica obbligatoriamente pretende da chi governa e legifera.

Questa è stata, sottotraccia e ancora una volta, la partita simbolica giocatasi con il referendum, in cui il merito della questione costituzionale è stato pesantemente oscurato da un rifiuto nei confronti del Capo del Governo. Abbattendo Matteo Renzi, la maggioranza degli italiani ha voluto punire non solo la sua politica, io credo, ma la politica tout court, poiché essa non riesce a, o non vuole, più riequilibrare la disparità economica che il nuovo ordine mondiale impone ai popoli.

In questa ottica, l’insistenza del Presidente del Consiglio sul miglior funzionamento della macchina statale, paradossalmente, ha danneggiato la sua posizione: non ha creato consenso, ma avversione in coloro che vivono una condizione sociale, culturale ed economica di marginalizzazione, esclusione e minaccia rispetto a una realtà che assicura sempre meno tutele e lavoro. A ragione o a torto, ciò a cui i cittadini aspiravano era un discorso carico di Eros e di libido, e non un discorso di efficienza dell’Io.

 

 

U.S.A., il senatore del Partito Democratico Bernie Sanders

 

Attualmente, i temi che la sinistra storica non è più in grado di risolvere non sono ancora alla portata di una nuova sinistra radicale e tantomeno di una riformista. Tutto ciò  riguarda non solo l’Italia, ma il mondo. Escludendo l’azione di governo liberal-democratico capeggiato da Justin Trudeau in Canada - paese che vive una situazione del tutto sui generis - forse, solo l’avvento di un Bernie Sanders negli U.S.A. avrebbe potuto accendere un nuovo corso storico-politico basato sul principio di equità sociale e di inclusione, sul controllo dello strapotere criminale dell’alta finanza e del cartello dell’industria tecnologica. Le ovvie resistenze dell'establishment economico-finanziario americano hanno però bloccato la sua candidatura alla Casa Bianca, preferendogli l’addomesticata Hillary Clinton; ciò ha preparato il campo alla clamorosa vittoria della destra xenofoba, razzista e nazionalista di Donald Trump. Si è lasciato ampio spazio a spinte poco lucide e a pulsioni d’insofferenza.

Qualcosa del genere è accaduto, a mio parere, in Italia, e maggiormente al Sud, con il voto referendario. Il fenomeno, però, è pienamente comprensibile: infatti, ha rappresentato l’occasione civile e non violenta, per vasti strati di popolazione negletti, obliati, rabbiosi e disperati, di rivendicare una rilevanza sociale, d’indicare per sé un desiderio di futuro e il diritto di pretenderlo.

 

 

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump

 

In questo ambito, il discorso sulla maggiore efficienza della macchina parlamentare – che pure, a mente fredda, è un tema da affrontare inevitabilmente in una democrazia avanzata – non ha avuto presa sugli animi avviliti ed esacerbati di molti italiani e, anzi, mutando di segno, è risultato essere per loro una specie di provocazione; si è trasformato in una implicita sollecitazione alla più fiera avversione e al discredito nei confronti di chi deteneva il potere.

In conclusione: attori e idee politiche germinali, capaci di aggregare realtà ancora scoordinate, proponendo traghettamenti verso credibili orizzonti di evoluzione sociale, sembrano trovarsi soltanto all'inizio del loro cammino, in Italia e nel mondo; eppure la pressione che la situazione storica impone a queste realtà in fieri è tale da far presumere che subiranno presto una brusca accelerazione. L’esplosività delle questioni irrisolte esige, infatti, il sorgere urgente di una coscienza collettiva più ampia, complessa e profonda.