L'EROS DEI BRONZI 2

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LA ZAMPATA DI MAIC del 11 ottobre 2014

 

L’EROS DEI BRONZI  

seconda puntata 

 


      Clamoroso a Reggio Calabria: da qualche ora non si hanno più notizie dei Bronzi di Riace!   Quando stamane alle 7.30
cumpari Cicciuzzu Laganà, addetto alla sorveglianza, dopo una leggera colazione a base di pane, nduja e cipolla rossa di Tropea, accompagnata da un quartino di Cirò rosso, si è recato, scortato dal figlio Consolato, da Via Gattuso a Piazza de Nava, sede del Museo Nazionale Archeologico, di certo pensava sarebbe stata una giornata come le altre. Grande è invece stata la sua costernazione quando, aperta la porta che dà accesso allo stanzone dedicato ai bronzi, ha constatato che Eteocle e Polinice, i due marcantoni alti più di 2 metri, erano scomparsi! 

 

 Naturalmente, in pochi secondi la notizia ha fatto il giro di Palazzo Piacentini, dove subito è stata creata una task force di 2.350 uomini, cooptati fra i 9.700 dipendenti dello stesso Museo.  Per ritrovare i due fuggitivi nulla è stato lasciato al caso: sono stati messi a soqquadro i bagni, i depositi e la sala bingo annessa; perfino le anfore greche in terracotta sono state minuziosamente ispezionate al loro interno: i due bronzi, purtroppo, sembrano svaniti nel nulla!

Inutile parlare, poi, dello stato di prostrazione in cui è caduto l’inconsolabile Cicciuzzu Laganà, dopo la scioccante scoperta: pianti a dirotto e autoaccuse, motivati da un lacerante senso di colpa e dalla delusione per l’abbandono: «Chistu nun m’aviano a fahri, ca’ io n’ci vuliu tanthu bheni a ‘sti figghioli; ca li spulverava ogni santo ghiohrno; ca puhri i parthi intimi ji lavava. Da quanno arrevaunu, sehmpi cumi dui fiddhi mei i tratthahi …», e giù torrenti di lacrime. Tanto che, per confortarlo, i colleghi hanno dovuto organizzare una colletta e comprargli dieci chili di soppressata piccante e una tanica di Cirò rosso! Un’equipe di psichiatri, intervenuta per l’emergenza, ha immediatamente stilato una diagnosi di ptsd (disturbo postraumatico da stress).

Senza indugio è stata allertata anche la redazione di “Chi l’ha visto“. Federica Sciarelli si è detta fermamente convinta che non si tratta di “fuitina” intenzionale, e nelle ultime ore pare sia stato messo sotto torchio Zio Michele di Avetrana!

Veniamo adesso ai fatti, in rigido ordine cronologico. Qualche settimana or sono, ricorderete, Vittorio Sgarbi propose di spostare i bronzi a Milano, in occasione dell’Expo. L’idea fu accolta in maniera contrastata: ci fu chi manifestò grande entusiasmo e chi invece scetticismo e disapprovazione. Non sono mancate da allora né le polemiche, né le interrogazioni parlamentari. A dire il vero, gli unici non interrogati dalle autorità, e cioè i due interessati, in privato si mostrarono compiaciuti: andare a Milano gli sembrava un’ottima occasione di confronto, vista soprattutto la monotona e scialba vita in cui si sentono costretti all'interno di quelle quattro mura museali. Tanto che Eteocle, il bronzo n.° 1, ebbe un’erezione bronzea spontanea (cfr. “L’EROS DEI BRONZI”, www.animamediatica.it, 11/09/2014 )!

Ma, oramai è chiaro, non tutto è proceduto come doveva. Abbiamo assistito a un intervento inibitorio dello spostamento dei celebri reperti da parte del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed è di pochi giorni fa la notizia che il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha definitivamente asserito che i bronzi non andranno a Milano, in quanto non trasportabili ! …

«Ma te ne vai o no? Ma tu è sentut’ a chist’ ? …», si è lamentato a quel punto, piccatissimo, “l’uomo dalle palle di bronzo “(ce ne mancava uno così, dopo essere stati governati da uno con “le palle d’acciaio” …). «Ma pienz’ a chi t’ha trasportato arint’o Parlamento, pienz’ a te e a tutta chella marmaglia moscia, e fierro fuso scadente!  Nuie, perlomenamente, simm’e bronzo, e simm’ tuost’assaie !» Questa la nostra fedele trascrizione dello sfogo di Polinice, esploso all’indomani del provvedimento negativo, che ha pure inequivocabilmente rivelato le sue origini partenopee. E dopo lo sfogo, anche il bronzo n.° 2 ha mostrato un’incontenibile erezione spontanea !

Tutto ciò, ragiona  il pool degli investigatori, guidati dal questore di Reggio Calabria e dal Comandante del T.P.C (Nucleo del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale) di Cosenza, lascia ritenere che i due bronzi, sentendosi ormai prigionieri e ineluttabilmente destinati all'ergastolo archeologico, abbiano compiuto una disperata fuga: nottetempo, si sarebbero calati giù, in Piazza De Nava, attraverso le finestre di Palazzo Piacentini, servendosi di corde annodate a capi di salumi. Queste erano state precedentemente sottratte a Cicciuzzu Laganà, vilmente approfittando di un suo pisolino pomeridiano!

Beneficiando del buio e camuffati, per non farsi riconoscere, con due colbacchi risalenti all’anno 1955 (questi, che risultano affittati via internet presso una nota sartoria teatrale di Roma, sarebbero proprio gli stessi copricapo adoperati da Totò e Peppino nel film cult di Camillo Mastrocinque, “Totò, Peppino … e la malafemmina”), i due sodali avrebbero raggiunto la stazione e, pur privi di biglietto, avrebbero viaggiato sull’intercity Trenitalia  656 “Reggio Calabria – Milano Porta Garibaldi”, il cui arrivo previsto per le  14:43, si è effettivamente verificato alle 19,50, subendo, per altro, uno scarto di sole 5 ore.

Secondo alcuni testimoni, una volta scesi dal treno, Polinice così si rivolgeva al proprio collega, di sicurissima ascendenza:

«Ecchecca..., Eutò! Nientemeno, 22 ore p’arrivà a Milano … At’ ca’ “ freccia rossa ”, chesta è na “ freccia pummarol’ ” … Ma, approposito, tu comm’ t’ sient’ ? Io teng’ a schiena ca par’ na buatt’e pummarol’ Putevem’ piglià perlomeno 'na cuccetta! Ueh, ma po’ … ma che tenen’ da guardà tutta sti gente ?!?»

«Mii, Polinice, che camurria ca’ ffai. Nun ci avi a  pensari a’ ggente! Jammuninn’, ca’ vistu chi stamu a Mlano,  stu benedettu “bunga bunga” u jami a ffari, o no ?»

«Eee, be', chierimm’ a quaccherun arò sta sta  sala bunga !!!»

«Jecculo, ca ‘nu militari vio ‘nnanti a ‘sta cchiesuzza: a iddu jamo chiedimu!»

 

 

 I due inossidabili di Reggio Calabria e il ghisa: incontro metallurgico

 

    Bronzemente,

Maic, la vendetta.