A ME PIACE LA NOTTE

  • Stampa

A ME PIACE LA NOTTE

L’impossibile “outing” di Mannoni a Linea Notte

 

di Francesco Frigione

 

  A me piace la notte, quando intorno regna il silenzio e posso coltivare pensieri e vizi   privati. Tra questi spicca il rituale della mezzanotte, “la messa laica”, direbbe Hegel:   la visione della trasmissione di approfondimento politico, “Linea Notte”, condotta     dallo stoico Maurizio Mannoni.

 

 

In uno di questi appuntamenti feriali si rievoca, illustrando il libro di un giovane scrittore dedicato a Indro Montanelli, la nota affermazione del grande giornalista toscano di dover rispondere soltanto ai propri lettori. 

 

Maurizio Mannoni, conduttore di “Linea Notte”

 

Ecco che allora, d’un tratto, si schiude uno spiraglio imprevisto: il conduttore alza il sopracciglio e sospira con pena. Ecco che allora, d’un tratto,  complice la notte, Mannoni condivide con i pochi ospiti e il fedele pubblico da casa l’insofferenza verso tutti i condizionamenti ai quali quotidianamente chi fa informazione (ancor più se televisiva) deve piegarsi. Chiama pertanto a sicura testimone del comune giogo la compagna di tante battaglie e amica Giovanna Botteri. La Botteri è l’abile, intelligente e simpatica corrispondente da New York di RAI 3, quella che si mostra sempre con lo skyline di Manhattan a farle da sfondo ai violentati capelli. Lei, però, a tradimento, sorridendo, senza pudore mente, non solidarizza; sostiene che anche loro possono ben dirsi liberi … Non supporta, dunque, l’amico e collega nella confessione notturna. Ed è come se, implicitamente, gli sussurrasse: “Ma dai, Maurizio, che assurdità fare un’ affermazione del genere davanti a tutti! Quando parliamo tra noi è un’altra storia, ma qui, in presenza delle telecamere, e lo dico anche per il tuo bene, la maschera va sempre tenuta sollevata!”. Forse è per carattere, per opportunismo o perché negli Stati Uniti splende ancora la luce del giorno, mentre da noi è già da un pezzo calata l’oscurità, favorevole alle rivelazioni intime, che si consuma il tradimento. Fatto sta che l’approvazione non arriva e, nello studio, tutti se ne dolgono, misuratamente, ben intesi.

Subito Mannoni sprofonda nella mestizia di chi si prova sulla propria pelle la solitudine dell’abbandono e commenta: «E vabbe’, se lo dici tu …». Consapevole di aver almeno accennato il suo“outing”, e di aver dovuto constatare, ancora una volta, come sia addirittura più facile, in questa contemporaneità ipocrita e furbetta, che a un gay si riconosca il legittimo diritto alla differenza, che a un giornalista, in vena di sincerità, il diritto a esprimere il suo anelito a un attimo d’indipendenza. 

Lo immagino, con simpatia, uscire dalla Palazzina “C” della RAI di Saxa Rubra, e, tornando a casa in auto, infilato il CD del Nabucco nel lettore, cantare sommessamente prima e poi con sempre maggior veemenza e trasporto, in totale accordo con il coro:

“Va pensiero sull’ali dorate…” https://www.youtube.com/watch?v=DxP2SVCIiY0