LA VTA NUOVA

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LA VITA NUOVA

 

 

 

di Luciana Zollo

 

«I versi di Dante ti rimangono addosso

come il caldo del cappotto di inverno»

M. Tobino

                   

In epoche di passaggio ci si afferra a saldi sostegni.

Per i settecento anni dalla morte di Dante le parole sono straripate come un fiume in piena e, proprio per questo, penso non sia giusto risparmiarsi per pudore e che invece valga raccontare la frequentazione o la vicinanza o l’affetto nei suoi confronti.

 

 

 

Carlos Alonso, "El Dante", 1968. Tecnica mista su carta, collezione privata, attualmente in esposizione presso il Museo de Bellas Artes di Buenos Aires.

 

Dante abita infinite storie di infiniti lettori, come quella di Borges[1] che lo ha incontrato sul tram, quella di Mandelstam[2] che, a detta di sua moglie, lo rileggeva stringendolo come un amuleto nello sconforto degli ultimi mesi in Siberia e quella di Kenzaburo Oé[3] che lo ha portato fino a foreste giapponesi piene di demoni e di incubi. Molti, dopo averlo studiato, letto, amato e temuto, lo hanno relegato agli scaffali alti, i più impolverati, della libreria di casa, dove si conservano i manuali scolastici. In altri casi, nella stessa libreria, viene dato alla Commedia un posto d’onore.

Mia mamma, che era stata studentessa liceale nel dopoguerra, teneva su un leggio in salotto un’edizione illustrata in grande formato del poema, considerandola così essenziale da averne messo un esemplare tascabile nella borsa del terremoto, bagaglio d’emergenza sempre pronto all’ingresso di casa dopo l’agosto del 2016.

Oggi, lei non c’è più, ma il librone aperto e pronto ad essere sfogliato conserva il suo posto in salotto. Papà ha disfatto la borsa del terremoto dicendo di sentirsi al sicuro in casa, dove da tempo le mura di pietra hanno dato prova di resistenza ai periodici movimenti sismici del cuore dell’Italia.

A venticinque anni, crollato il suo mondo con la morte di Beatrice, deciso che si può e si deve andare oltre l’insopportabile fatalità del dolore, Dante ha raccontato in prosa e in versi con il titolo di “Vita Nuova” la sua esistenza di giovane poeta fiorentino innamorato. Descrive stati d’animo ed avvenimenti, ma anche sogni e visioni con cui si prepara al futuro che lo attende nell’agone politico, nello studio sempre più scrupoloso della filosofia e soprattutto nell’immensa fatica creativa di dicer di lei quel che non fu detto d’alcuna, facendo della donna amata e perduta in vita il centro del Poema. Inizia per lui l’irriducibile battaglia per sconfiggere l’ineffabilità, per ammaestrare le parole fino a piegarle al senso voluto, per scegliere silenzi e passaggi ombrosi che preparano la luce delle rivelazioni.

Vita Nuova era stata la porzione di tempo illuminata dall’amore e dalla determinazione a far nascere la poesia italiana. Vita Nuova fu anche tutto quello che sarebbe venuto dopo, fino all’opera conclusa dell’exul inmeritus, esule senza averlo meritato. Vita Nuova è stato il suo modo di leggere la realtà per simboli ed anticipazioni, creando allegorie, enigmi  e profezie in una poesia ordinata secondo quello che sembrava al suo tempo l’ordine del cielo, degli astri e delle costellazioni.

Ascolto ancora una volta le sue parole, che vengono dall’anima ma anche dal corpo e dal sangue. Traduco, mi affido alle sue onde, lo afferro e lo traghetto all’oggi.

La Vita Nuova comincia con la morte dell’essere amato, che diventa presente e inafferrabile, e con l’estinzione del rivale che si sfalda come carta velina incenerita. È la nascita di ciò che si è a lungo invocato, a volte senza speranza, a volte con timore, e che al suo arrivo trasforma ogni cosa, per sempre.

Il segnale è un invito inatteso, una parola spoglia che illumina lo stato confuso ed opaco dell’incertezza e dell’approssimazione. Allora, il lampo si accende e si afferma e la sua forza va veicolata e compresa nel quotidiano. Va abbracciata.

La Vita Nuova comincia da un gesto antico, compiuto mille volte, che un bel giorno rivela il suo codice segreto: un passo più sicuro, la mano che si tende, il fiore annaffiato alla finestra.

La Vita Nuova è la ripetizione del mattino.

È il gorgo della stanchezza che si appiana.

È il sospiro di cui parla il Poeta,

che fa vibrare tutti

al passaggio di Beatrice.

Strombazzano voci esterne ad annunciarla,

ma anche questa volta il “Via!” viene da dentro.

La Vita Nuova non è certo il Sole

ma il mio riscaldarmi alla sua Luce.

                                                          Buenos Aires, 16 dicembre 2021

dalle Letture “Ad alta voce” del

Laboratorio di scrittura alla Conquista dello spazio

 

 

Nota: Dal 17 dicembre 2021 al 27 febbraio 2022, il  Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires ospita l´esposizione “Dante x Alonso”, organizzata assieme all’Instituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, che riunisce oltre 40 opere di Carlos Alonso ispirate alla figura ed agli scritti di Dante Alighieri, in occasione del settimo centenario dalla sua scomparsa.

 

[1] Jorge Luis Borges (Buenos Aires, 24/8/1899 - Ginevra, 14/6/1986),

2 Ósip Emílievich Mandelshtam (Varsavia, 14/1/1891- Vladivostok, 27/12/1938)

3 Kenzaburō Ōe (Uchiko, 31/1/1935), premio Nobel per la Letteratura nel 1994.

 



[1] Jorge Luis Borges (Buenos Aires, 24/8/1899-Ginevra, 14/6/1986),

[2] Ósip Emílievich Mandelshtam (Varsavia, 14/1/1891- Vladivostok, 27/12/1938)

[3] Kenzaburō Ōe (Uchiko, 31/1/1935), premio Nobel per la Letteratura nel 1994.