LA QUESTIONE CATALANA

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LA QUESTIONE CATALANA

Referendum e post-referendum del 1 Ottobre 2017

 

 

Cartina geografica della Catalogna

 

di Erica Di Francesco – corrispondente di Animamediatica a Barcellona

 

[Avvertenza: tutti i video e le foto segnalate dall’asterisco * sono dell’Autrice]

 

Il referendum, indetto nella Comunità autonoma della Catalogna nello scorso 1 Ottobre, è stato macchiato dalla violenza della Guardia Civil (la gendarmeria spagnola) e del Corpo di Polizia Nazionale nei confronti dei votanti. Senza affatto voler giustificare tale violenza, però, va anche precisato, senza mezzi termini, che la consultazione è stata del tutto illegale; e dinanzi ad un atto illegale lo Stato è solito reagire.

 

 

Barcellona - La Polizia Nazionale carica i cittadini che vogliono votare nel collegio Ramón Llul (foto - El Mundo)

 

Va inoltre aggiunto che i promotori e i portavoce del referendum - primo tra tutti il Presidente della Generalitat Carles Puigdemont - non hanno affatto provato a evitare che si verificassero atti di violenza, ma, anzi, vi hanno sperato, per poter dichiarare lo stato spagnolo “dittatoriale e violento”.

 

 

Barcellona - al seggio sotto la pioggia*

 

D’altro canto, le parole del Primo Ministro e guida del Partito Popolare Spagnolo Mariano Rajoy non sono state certo di aiuto a risolvere l’enorme problema insorto, né di appoggio al popolo catalano: è indubbio che il Presidente del Consiglio spagnolo mostra un deficit di intelligenza emozionale, oltre che evidenziare carenza di qualità politiche.

 

 

Il Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy

 

Ciò premesso, è d’obbligo gettare maggior chiarezza sul referendum e cercare di capire perché il mondo tenga gli occhi puntati sugli sviluppi degli avvenimenti catalani.

 

 

Barcellona - corteo indipendentista *

 

Tre almeno sono i motivi: il primo é che l’eventuale indipendenza della Regione comporterebbe uno dei maggiori rischi di frattura nella storia dell’ancora recente democrazia iberica (l’entrata in vigore della costituzione democratica risale soltanto al 29 dicembre 1978), sulla quale mai ha cessato di gravare l’ombra corrusca del fallito colpo di stato del 23 Febbraio 1981, tentato dal tenente-colonnello Antonio Tejero Molina;

 

 

Madrid, 23 febbraio 1981 - Antonio Tejero occupa con i suoi uomini il Parlamento spagnolo [foto di Manuel Pérez Barriopedro - El Paìs]

 

il secondo motivo è la constatazione che la profonda crepa apertasi in questi giorni tra catalani e spagnoli non potrá più essere completamente richiusa;

 

 

Barcellona - corteo indipendentista *

 

infine, il terzo motivo è che il “processo di indipendenza” della Catalogna non è veramente comprensibile a nessuno, né s’intende come ci si sia potuti spingere fino a questo punto di contrapposizione, né come se ne uscirá. E ciò non da domani, ma da qui a un anno e anche piú.

Perché “separarsi”, dunque? A cosa davvero punta il governo catalano?

Gli scopi, innanzitutto, appaiono di natura politico-economica: i catalani rivendicano di essere una comunità ricca, che contribuisce alle casse dello stato spagnolo piú di quanto quest’ultimo faccia con essa (queste argomentazioni, di sicuro, non suoneranno nuove al lettore italiano).

 

 

Barcellona - corteo indipendentista *

 

D’altro canto, a monte, si stagliano anche precise rivendicazioni storiche: la Catalogna è una nazione dai lunghi trascorsi, la cui cultura fortemente connotata e la lingua, assai ricca sul piano letterario, ne hanno stimolato già da un secolo il desiderio di rendersi indipendente.

 

 

Madrid, ottobre 1940 - Karl Wolff, Heinrich Himmler, il Generalissimo Francisco Franco e il Ministro degli Esteri spagnolo Ramón Serrano Súñer

 

Non si può dimenticare, inoltre, che la sanguinosa repressione franchista, di natura centralista, schiacciò il progetto repubblicano e socialista catalano al culmine della Guerra Civile (luglio 1936 - aprile 1939), la quale aprì l’era dello strapotere nazi-fascista in Europa.

Purtroppo, si tratta di ferite mai del tutto rimarginate, sebbene ora vengano sollecitate ad arte, e con meri intenti demagogici, dal governo catalano.

 

 

Guerra Civile Spagnola - resti umani riesumati da una fossa comune a Estépar, Burgos

 

Ciò precisato, va detto a chiare lettere che il Presidente della Generalitat della Catalogna, Puigdemont, ha proclamato un referendum illegittimo, poiché la Costituzione spagnola non contempla l’autodeterminazione di un singolo territorio. Pertanto, solo una modifica costituzionale consentirebbe la convocazione alle urne della popolazione, per decidere se rompere l’unità della Spagna.

 

 

Il Presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont

 

Il Governo centrale, a sua volta, ha ripetuto in numerosissime occasioni che non cambierá la costituzione affinché l’indipendenza abbia la meglio. La Generalitat ha però deciso che il referendum si sarebbe fatto, piacesse o no al resto del Paese.

Verrebbe a questo punto da chiedersi: ma se era illegale, come è stato possibile votare?

In effetti, il problema è apparso in tutta la sua rivelanza, fino a poche ore dalle votazioni: la popolazione ignorava se,e in che misura, esistessero le schede elettorali; addirittura, i cittadini sono stati invitati a stamparsele in casa, per poi depositarle nelle urne. A loro volta le urne, eraltro, fino a domenica scorsa non si sapeva dove fossero state nascoste, per evitare che la Guardia Civil le sequestrasse. Sembrava che si giocasse al “gatto e col topo”, ma per una questione democratica di primaria importanza.

A completare il panorama, l’attuale assenza di un ufficio che fornisca dei dati inconfutabili sull’esito delle votazioni rende la consultazione una specie di farsa surrealista.

 

 

Barcellona - una pattuglia di Mossos d'Esquadra

 

Come tutti sanno, le votazioni si sono svolte in un clima ambiguo e torbido sul piano dell’ordine pubblico: da una parte ci sono stati i “Mossos d’Esquadra” (la polizia catalana) che hanno lasciato correre; dall’altro la Polizia nazionale e la Guardia Civil che, a Barcelona, hanno scaricato manganellate e sparato proiettili di gomma contro i cittadini inermi, decisi a violare la legge.

 

 

Pedro Sánchez Pérez-Castejón, Segretario del PSOE

 

Come interpretare la situazione? Parte della popolazione di una regione che vuole autoproclamarsi indipendente e un corpo di polizia non tenuto a freno dalla politica hanno offerto al PSOE(il Partito Socialista Operaio Spagnolo guidato,da Pedro Sánchez), e a Podemos (capeggiato da Pablo Manuel Iglesias), l’occasione per poter dichiarare lo stato spagnolo come ancora imbalsamato nei valori di un rigido franchismo: queste le parole dei politici in televisione.

 

 

Pablo Manuel Iglesias Turrión, leader della formazione “Podemos”  

 

Il lunedì 2 ottobre, la Catalogna dichiara lo sciopero generale. La giornata è costellata di manifestazioni: le proteste e la voce del popolo che insorge, chiedendo la tanto anelata indipendenza, la proclamazione della Repubblica catalana, non sembra considerare che sarebbe esclusa non solo dalla Spagna ma anche dall’Europa. Lo sciopero si protrae per 24 ore, come si puó vedere dai video e dalle fotografie che compaiono in questo articolo.

 

 

Il Re di Spagna Felipe VI

 

A fine giornata il Re di Spagna, Felipe VI – che, in questa fase ha a lungo latitato sulla scena politica e che sembra ostaggio del Partido Popular - interviene in televisione dal Palacio de la Zarzuela, sottolineando i valori di unità del Paese, di legalità e democrazia; invita i cittadini catalani a riflettere e difendere le loro ragioni legalmente, grazie alla democrazia e rispetttando la Costituzione. Non fa menzione delle violenze perpetrate dalla polizia a Barcelona. Il Re ripete ai catalani che sono parte della Spagna e, come tali, accettati e apprezzati cittadini; invoca il popolo spagnolo, afflitto per gli eventi degli ultimi giorni e parla di una situazione grave di rottura che sarà risolta. Il monarca termina il suo discorso con parole di calma e fiducia versate come miele sui cittadini della Spagna intera.

Il risultato degli eventi fin qui narrati non sarà chiaro né a breve né facilmente: i fatti aprono uno squarcio sul futuro, a mio avviso, non solo sul confronto“Spagna-Catalogna”, ma anche riguardo ad altre richieste di autonomia regionale nel resto d’Europa.

 

 VIDEO*

LINKS dei brevi video allegati all’articolo e pubblicati sul canale You Tube “Animamediatica”:

 

1)   https://www.youtube.com/watch?v=FJe93BEmjlU&feature=youtu.be

2)   https://www.youtube.com/watch?v=LtPPdjKrDZQ&feature=youtu.be

3)   https://www.youtube.com/watch?v=5h_VhRXbOX4&feature=youtu.be

4)   https://www.youtube.com/watch?v=-KUk334j6iU&feature=youtu.be

5)   https://www.youtube.com/watch?v=L0_pUPFEx-U&feature=youtu.be

6)   https://www.youtube.com/watch?v=T3woYJQvMmg&feature=youtu.be

7)   https://www.youtube.com/watch?v=CWNG8RBQ-jc&feature=youtu.be