TRE GRANDI PELLICOLE CHE PARLANO SPAGNOLO TRA MEDITERRANEO E AMERICA

10°FESTIVAL DEL CINEMA SPAGNOLO A ROMA (4-9 maggio 2017)

 

 

 

TRE GRANDI PELLICOLE CHE PARLANO SPAGNOLO TRA MEDITERRANEO E AMERICA

 

 

El olivo, della regista Iciar Bollaín: la piccola Alma (Inés Ruiz) e il nonno Ramón (Manuel Cucala)

 

        di Francesco Senatore

 

L'ennesima rassegna di successo del Cinema spagnolo a Roma (ed in tutta Italia) porta sulla scena tre pellicole che hanno molto colpito il pubblico del cinema Farnese.

El Olivo, la storia di un albero che è anche quella di una terra, e la storia di una terra che è anche quella di una famiglia, la storia di una famiglia che è anche quella di una nazione.

Ci troviamo in una Spagna rurale, dove risplende al centro di questa opera meravigliosa il legame tra nonno e nipotina. Per soldi, visti i tempi, i figli dell'anziano capostipite, vendono, un albero, non un albero qualsiasi, ma l'Albero, un ulivo plurimillenario, piantato lì dagli antichi romani. Questo albero rappresentava il passaggio di consegne da una generazione all'altra, nei secoli. Il nonno si ammala. La nipotina scopre che gli acquirenti sono tedeschi; da quel momento in poi farà di tutto per riportare l'ulivo a casa, contro le banche e le multinazionali. Non ce la farà, ma il suo amore per il nonno appare la testimonianza di come giovani e anziani siano uniti ancor di più oggi rispetto a ieri in una strenua lotta per la salvezza delle proprie radici. Grande, giovanissima, bellissima, più che espressiva la protagonista Anna Castillo, diretta dalla regista Iciar Bollaín.

 

 

 

La locandina originale de La reconquista, di Jonás Trueba

 

La reconquista,di Jonás Trueba, invece, è un cosiddetto lungometraggio collettivo o comunitario, ossia girato in gruppo, in squadra, tra gli attori e il regista. Infatti è curioso, interessante e mostra un impianto diverso dal consueto: riprese più lente, copioni meno elaborati, luoghi e costumi piuttosto usuali. Le musiche, però, sono bellissime, composte da un cantautore amico del regista e del gruppo. Singolare che il copione nasca proprio da un brano del cantante. E poi la familiarità, l'appartenenza, sentimenti che si trovano sempre meno qui da noi. Si vede Madrid, molta Madrid. In fondo la narrazione è semplice. E' un racconto di due ex fidanzati trentenni che si rincontrano dopo 15 anni; forse sono ancora innamorati l'uno dell'altro. D’un tratto, sbuca una lettera dalla tasca che li riporterà nel passato, all’epoca della prima cotta amorosa.

Il protagonista è in sala, Francesco Carril, in parte italiano. 

 

 

Oscar Martínez, protagonista di El Ciudadano Ilustre, di Mariano Cohn e Gastón Duprat  

Ultimo, ma non per qualità, un film d'oltremare: l’argentino El Ciudadano Ilustre.

La pellicola ci parla con disprezzo della cultura accademica, del potere che incorona l'artista. Vi compare un grande Oscar Martínez che interpreta un premio Nobel per la Letteratura a cui tocca fare i conti con se stesso, stanco delle celebrazioni, delle conferenze, dei cenacoli. Ormai, la sua segretaria, rifiuta tutti gli inviti. Finché l'invito non giunge proprio dal piccolo comune natale dello scrittore. Un postaccio a 750 km da Buenos Aires. Si tratterà allora di affrontare la propria intimità e, in un viaggio fantastico tra l'onirico e il grottesco, l'America Latina, l'Uomo Medio, la Società, le Istituzioni, le componenti non intellettuali di un mondo da cui sembrava essere scappato molti anni prima. Le sue avventure e le sue conquiste si riveleranno fatali per le sorti dell'Illustre che tornerà in una notte buia “Paesano”. La frase. C'è una Tribù in Africa che non conosce la parola "Libertà". Provate ad indovinarne la ragione? Quel popolo è nato già Libero. Ottimi Mariano Cohn e Gastón Duprat!