I SENTIERI DI DORA

I SENTIERI  DI  DORA

 

 

Dora Brienza al lavoro

 

di Ivan Battista

 

La vita è un viaggio, per alcuni molto breve per altri più lungo. In essa sono molteplici le strade che si percorrono, alle volte larghe e ben lastricate, alle volte più strette e dissestate, ma comunque conducono sempre in qualche dove. Luoghi che sommati contribuiranno a comporre il nostro destino.

Alcuni cammini sono monotoni e ripetitivi e presentano sempre gli stessi paesaggi, altri sono più variegati, altri ancora addirittura sorprendenti. È importante chi s’incontra in questi percorsi, perché gli incontri alle volte possono farci cambiare direzione o addirittura possono mutare la nostra visione delle cose e del mondo.

 

 

Collezione Alberi Danzanti 1 (Dora Brienza, acrilico su tela)

 

L’incontro con l’arte è sicuramente uno dei più importanti ed è tanto più stimolante e produttivo quanto più si è in grado di comprenderla e di accoglierla. Non è necessario essere degli esperti o delle persone molto colte, basta essere sensibili, al bello in generale. Perché è così importante riconoscere il bello, in particolare quello artistico? Nelle nostre menti risuona ancora l’affermazione che il principe Miskin lancia, quasi fosse una benevola sfida, ne “L’idiota”  di Dostoevskij: il mondo sarà salvato dalla bellezza. Chi ha letto il romanzo del grande scrittore russo sa bene che nessuno in esso si salva davvero, nemmeno il principe stesso che idiota non era affatto. Anzi, possiamo dire con molti critici di letteratura russa, nelle intenzioni dello scrittore, Miskin era pensato quasi come un novello Salvatore, un Cristo di quel tempo che avrebbe voluto mondare i peccati dell’umanità.

 

 

Collezione Alberi danzanti 2 (Dora Brienza, acrilico su tela)

 

Perché la bellezza ne “L’idiota”  non salva nessuno?  Perché l’aristocrazia russa del periodo in cui scrive Fëdor non è in grado di accoglierla, a causa della sua grettezza e ignoranza.

Tornando all’arte, e a quella figurativa, è importante e salvifico riuscire a comprenderla quando è degna di attenzione. Intendo per salvezza non solo l’incolumità fisica, ma soprattutto l’incolumità psicologica garantita dal senso di vita e dalla capacità di viverne la sua pienezza. Avere tanti soldi non è vera ricchezza e, comunque, come sosteneva l’economista californiano Richard Easterlin non garantisce la felicità. Certo, anche non avere di che vivere non rende felici, ma avere un reddito sufficiente, senza essere necessariamente dei nababbi, e provvedersi di una buona cultura affinando la sensibilità al bello, sicuramente rende più gioioso e gradevole lo stare al mondo. La storia è piena di miliardari gretti, ignoranti e mentalmente sofferenti.

Ducunt volentem fata, nolentem trahunt: il destino conduce chi accondiscende e trascina chi s’oppone. È una frase che Seneca estrae da un antico inno greco a Zeus. Frase che adopera anche Erasmo da Rottedam.

Ho percorso altre strade in questi ultimi mesi, ma come spesso accade mi sono ritrovato, senza averlo né deciso né voluto, trascinato su un sentiero che non avevo intenzione di percorrere. Tale cammino mi ha ricondotto all’incontro con una bravissima pittrice: Dora Brienza. Osservo in Internet uno dei suoi più recenti quadri. Il tratto e i colori si muovono tra Mirò e Pollock. Tutti i capolavori sono debitori ad altri capolavori, ma poi, in quanto opere eccellenti, arrivano ad esprimere qualcosa di unico ed inconfondibile. Così sono i dipinti di Dora Brienza: emotivi e pacati, irragionevoli e razionali, simbolici e concreti.

Il sentiero sul quale, sospinto, metto i miei passi, mi porta in un bosco sorprendente dove si flettono, ai colori più belli, alberi in preda ad una danza magica. Sono piante che ballano la loro disperazione dovuta all’impossibilità di potersi muovere dal loro posto. Allora, i loro fusti e i loro rami seguono il ritmo di un ballo che li trasforma in farfalle e volano via.

Ho detto che bisogna saper accogliere l’arte e il messaggio soterico che riesce a trasmettere, quando è sublime. Ciò che i quadri di Dora comunicano è sempre ammirabile, perché nasce da una capacità creativa che affonda le “radici” in una fantasia pura e bambina, adombrata e adulta al contempo. Gli alberi del bosco di Dora siamo noi, inchiodati dall’ipocrisia alle nostre responsabilità e alle nostre incapacità di essere ciò che realmente siamo. L’artista, con i suoi colori e segni, ci suggerisce di lasciarci andare al ballo della vita, di lasciarci inebriare dalla leggerezza del movimento danzante, liberandoci della nostra pesante staticità senza ritmo.

 

 

Collezione Alberi danzanti 3 (Dora Brienza, acrilico su tela)

 

Ancora una volta Dora Brienza, con la sua sublime capacità creativa, forte di una facilità espressiva potente e gentile al contempo, ci prende per mano e ci conduce in un altrove. Un luogo dove è possibile incontrare la parte più energetica di noi. Uno “stato nascente” che sgorga come sorgente fresca e cristallina se si segue la sua ipnagogica visionarietà.

Io, osservando i suoi alberi danzanti, le ho porto idealmente la mano, lasciandomela stringere con tenerezza dalla sua, sicuro che la vitale “bellezza” della sua arte mi porterà nel mio altrove e mi “salverà”.

 

 

Collezione Alberi danzanti 4 (Dora Brienza, acrilico su tela)