NOTTI TREMENDE SUL MARE II

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NOTTI TREMENDE SUL MARE

ACQUE DI CAPO MATAPAN, NOTTE DEL 28 MARZO 1941, PRIMA “L'INCUBO” NOTTURNO IN CHIAVE SEMISERIA , POI LA REALTÀ ...

 

 

L'Ammiraglio britannico Andrew Cunningham 

 

     di Vittorio Pisano

II PUNTATA: LO SCONTRO FATALE

 

Ah, quei peperoni grigliati! ...

 Per comprendere meglio le visioni che lo stomaco mi riserva in quelle notti, ho catturato per i pazienti lettori qualche immagine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le foto ritraggono:

  • due colpi da 203 ed uno da 381 che esplodono immediatamente a

poppa di un incrociatore inglese tipo "Ajax" , fotografato direttamente dal mio

letto (a poche decine di metri di distanza, si nota la scia di un Caccia Italiano

 che ha attraversato la scena ad altissima velocità).

  • una salva molto "centrata" di colpi, probabilmente da 127 o da 152 (artiglierie "secondarie" del V. Veneto), che esplode a prua di

un'unità inglese;

  • vari colpi da 152, da 203 e da 381 che cadono al centro

formazione di incrociatori inglesi,che iniziano ad invertire la rotta per

sottrarsi al fuoco Italiano; immediatamente dopo lo scatto di questa

foto il letto mi si è rovesciato causa l'ondata del passaggio del Vittorio

Veneto a forte velocità e a pochi metri.

 

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Questa la descrizione fatta al medico curante, che ha ben capito come i resoconti delle mie notti tormentate rappresentino solo innocue provocazioni. Fortunatamente, l'equilibrio che mi resta è ancora sufficiente a risparmiarmi la confusione tra  realtà e fantasia, anche se queste angosce notturne a volte diventano reali tristezze diurne, quando ricordo le sciagure che toccarono in sorte a migliaia di giovanissimi marinai italiani.

 

L' "incubo" che ho appena descritto, infatti, ricalca quello che fu il reale svolgimento dello scontro navale dell' "isolotto di Gaudo", mare di Creta, nella sera del 28 marzo 1941.

È opportuno ricordare anche quello che accadde realmente quel giorno e soprattutto la notte seguente; dolorosissima per il nostro Paese.

Questo perché con il passare degli anni e la progressiva scomparsa di coloro che vissero quei tempi difficili, provo personalmente la mesta sensazione che venga cancellato anche il ricordo di tanto sacrificio, lasciando così morire per la seconda volta tutti quelli che furono chiamati a sostenerlo.

        Sono consapevole di come oggi basti cliccare "Gaudo" e ancora di più "Matapan", su qualsiasi motore di ricerca, per ottenere un'infinità di resoconti, ma credo che questi siano privi di diversi particolari che ho avuto modo di apprendere dalle numerose letture fatte, oltre che dalle discussioni con autorevoli interlocutori e da qualche testimonianza diretta che ho avuto modo di raccogliere negli ultimi 35 anni, in particolare sulla drammatica "notte di Matapan”.

        Innanzitutto, la cornice generale: lo scontro di Gaudo vide contrapposte una squadra di numerose unità della Regia Marina Italiana, provenienti in parte da Taranto e in parte da Napoli, ed una squadra inglese proveniente da Alessandria d'Egitto, dove era stabilita all'epoca la principale base delle forze navali britanniche del Mediterraneo: la cd. Mediterranean Fleet.

        La squadra italiana era composta da due Divisioni di incrociatori "pesanti" (la I° Divisione, forte dei 3 incrociatori classe "Zara" e la VII° dei 3 incrociatori classe "Bolzano") e dalle rispettive scorte di cacciatorpediniere (4 caccia classe "Poeti" e 4 classe "Soldati"), partiti da Taranto nel primo pomeriggio del 27 marzo.

Questi incrociatori erano inoltre rafforzati dalla corazzata Vittorio Veneto, che si sarebbe ricongiunta alle unità di Taranto nel primo pomeriggio del giorno seguente ad ovest di Creta,per operare contro l'intenso traffico inglese di quelle settimane in Egeo.

        La squadra della Mediterranean Fleet, salpata da Alessandria, risultava invece composta da una sola Divisione di incrociatori classe"Ajax" (medio/pesanti) e dalla loro scorta di cacciatorpediniere, seguita a distanza, purtroppo all'insaputa degli italiani, da ben tre corazzate: il Valiant, il Warspite ed il Barham, nonché dalla Portaerei Formidable.

        Purtroppo il Littorio, l'altra moderna corazzata  che avrebbe potuto dare man forte al "Veneto" in quella pericolosa puntata in Egeo, insistentemente richiesta dal nostro alleato tedesco, non era ancora in condizione di riprendere il mare in quei giorni di fine Marzo, a causa dei danni subiti nel siluramento aereo di Taranto del novembre dell'anno precedente. La presenza di quella nostra seconda moderna e potente unità avrebbe assicurato più equilibrati rapporti di forza con la squadra inglese e certamente anche uno svolgimento dei fatti meno doloroso per le nostre sorti.

Le tre corazzate britanniche, appartenenti alla classe "Queen Elizabeth", erano state varate nel 1915 e, sebbene rimodernate negli anni '30, erano sensibilmente meno veloci ed avevano, soprattutto, una "celerità di tiro" enormemente inferiore a quella delle nostre. Una nostra corazzata classe Vittorio Veneto,costruita negli anni '30,era infatti in grado di sparare, fino a circa 35 Km di distanza, due salve di nove proiettili da 381 cadauna in circa 1 minuto e 10 secondi, mentre una Queen Elizabeth necessitava di circa 50 secondi per sparare una sola salva da otto proiettili del medesimo calibro.

        Ma oltre alla forzata assenza del Littorio, anche tanti altri fattori giocarono a nostro sfavore in quegli scontri navali di fine marzo 1941:

1) una nostra ricognizione aerea estremamente imprecisa, autrice di segnalazioni errate non solo sulla tipologia, rotta e velocità delle unità avvistate, quanto addirittura sulla loro nazionalità;

2) la dotazione, da parte degli inglesi, del radar,che si rivelò fondamentale negli avvistamenti notturni;

3) le decrittazioni dei messaggi cifrati, sia tedeschi che italiani, che "Ultra" (il primo computer costruito dall'uomo, occupante all'epoca un intero piano di un'anonima palazzina nella campagna a nord di Londra) proprio in quelle settimane aveva iniziato a fornire dati sensibili all'Intelligence inglese.

        Riporto un ulteriore "particolare" che la dice lunga su quella che fu la "utilità" delle segnalazioni dei ricognitori aerei alla nostra squadra in mare, che, lontana dalle sue basi, avrebbe avuto invece estrema necessità di "occhi" per esplorare le acque circostanti. Poiché in quell'inizio del 1941 Regia Marina e la Regia Aeronautica Italiane ancora "non si parlavano" direttamente, quelle segnalazioni pervennero a bordo del Veneto, solo dopo aver seguito la seguente folle procedura che ne dilatava enormemente i tempi: dagli aerei ricognitori, le trasmissioni degli avvistamenti venivano indirizzate a "Superaereo" (il Comando Superiore della nostra Aeronautica a Roma, a due passi dall'Università La Sapienza).Da Superaereo venivano quindi "girate" a Supermarina, il Comando Superiore della Regia Marina, situato nel sottosuolo del cd. Palazzo Marina (sito anch’esso a Roma, sul Lungotevere). Solo a quel punto, dunque, Supermarina poteva inoltrare la trasmissione al nostro Comandante in mare, a bordo del Veneto!

Quand'anche gli avvistamenti segnalati fossero stati corretti -e così non fu- i tempi con cui pervennero in mare furono tali da renderli pressoché inutili!

E dire che questo stato di cose era da sempre considerato da Italo Balbo, l'artefice dell'Aeronautica fascista, un suo personale successo! Egli aveva sempre fortemente voluto, ed ottenuto da Mussolini, che nessun aereo dovesse mai dipendere dall'Esercito o dalla Marina e quindi neppure avere alcun contatto diretto con questa (sic!)