FRAMMENTI DI VITA ROMANA

FRAMMENTI DI VITA ROMANA  

 

 

 

        di Francesco Frigione

 

Roma, giovedì 30 giugno 2016:

due frammenti di vita, fissati nel calor bianco del pomeriggio. 

 

 

        Passo davanti alla vetrina di un caffè. Un uomo tra i trenta e i quaranta, magro, inclina mitemente il capo per meglio incontrare lo sguardo della sua interlocutrice: una donna decisa, non grossa ma di corporatura forte. Ha la capigliatura corvina, occhi grandi, un bel naso, labbra carnose, la pelle chiara. Veste di nero e un'ampia scollatura le scopre le spalle possenti. Si protende in avanti e gli occhi scuri le scintillano raccontando qualcosa con fervore. Tra i due si frappone un tavolo e la distanza rivela che non sono amanti. O almeno: non lo sono ancora. L'atteggiamento estatico, sereno, garbato di lui sembra venire da un sentimento non dichiarato. Forse lui stesso ne ignora la grandezza, chissà. Lei gli si fa incontro nella conversazione, ma non è lecito sapere quanto nel rapporto. 

 

Appena quindici metri dopo, all'angolo della strada, m'imbatto in due uomini: uno, di aspetto ordinario, malgrado il clima africano indossa berretto, maglietta e calzoni neri. La t-shirt gli aderisce allo stomaco che deborda su un corpo per il resto normale. L'altro è anodino e, con coerenza, veste di colori neutri. I due stanno a contatto fisico. "Il Nero" solleva il pugno sulla testa come per abbatterlo sull'altro. "L'Anodino" attende immobile, serafico; ascolta con gli occhi ben aperti e un mezzo sorriso sulle labbra. "Il Nero" ripete il gesto per tre volte, sempre allo stesso modo: mima un evento in cui sono coinvolte terze persone che entrambi conoscono. "Il Nero" dice in romanesco: "L'ha presa per collo, hai capito? Ja fatto così ...". Sorride di gusto mentre sceneggia i fatti: non si capisce se considera la violenza sulla donna una giusta punizione; oppure, se l'aggressione ha reso provvidenziale il proprio intervento salvifico, tanto da gonfiarlo d’orgoglio.

Indecidibile. 

In un attimo le mie spalle si lasciano dietro tutto e resta soltanto da decifrare il sole a picco sul marciapiedi. Roma l'avvolge una luce abbacinante. La mia anima è intrisa d’ombre. 

 

 

Roma, muro spruzzato (Ugo Derantolis, 2016)