IL MANIFESTO DEL PARTITO SPIONISTA

IL MANIFESTO DEL PARTITO SPIONISTA

 

 

        di Ugo Derantolis

 

        L’unico atto di lealtà che potremmo pretendere dai nostri governanti di turno è di consegnarci i nomi e i cognomi dei loro mandanti.

        La morsa che oggi stringe i popoli e che li inibisce, li demolisce e li affama, trova nel migliore degli uomini di governo (glissiamo sulla più turpe feccia) un pavido mediatore. Costui, ci sembra, cerca di evitare la sorte più insopportabile al suo popolo, e per riuscirvi gli ammannisce una serie di menzogne su chi detenga il vero potere (è costretto, cioè, a far credere che risieda là dove è assente, ossia nel governo). Infatti, se tale mediazione mancasse, il concerto di poteri non elettivi che dirigono le sorti del mondo stritolerebbe spietatamente quel paese in cui non possiede più un suo scherano al governo, affidandolo direttamente alle mani dei propri esecutori fallimentari. 

 

Si potrebbe pensare che, paradossalmente, la situazione, seppur infame e disperata per chi fosse soggetto al tallone della dittatura (penso, ad esempio, alla formula della “Troika”,imposta dalla UE alla Grecia e ventilata all’Italia), diverrebbe d’un tratto esplicita, strappando il velo su chi effettivamente manovra gli affari: al comando di questa o quella nazione s’insedierebbe, infatti, un governo inviso, ostile, alieno, ma effettivamente capace di esercitare il suo mortifero potere senza infingimenti. Contro tale rappresentanza dittatoriale, a quel punto, s’innescherebbero immediatamente forme di ribellione e di resistenza popolare, elementi di un conflitto aspro, rovente, terribile, eppure circoscritto e concreto e, forse, proprio per questo, produttivo.

Purtroppo, una prospettiva che vede nella catastrofe il principio del riscatto è del tutto ingannevole. Di fatti, i burocrati che all’apparenza deciderebbero le sorti (o, è meglio dire, le rovine) dei popoli sono invece, ben lo sappiamo, null’altro che passacarte delle multinazionali e dei grandi gruppi finanziari, che resterebbero ancora una volta nell’ombra. E per ciò stesso attuerebbero le loro nefandezze in modo tanto più efficace e implacabile.

 

 

Mascherone veneziano per raccogliere le delazioni anonime

 

A questo punto, il politichetto di turno, il capetto di periferia (lo è sempre in questo mondo, anche se presiede la nazione più ricca e bellicosa) resta per il suo popolo il male minore. Almeno, qualche residuo di diritti – pur nell’ingiustizia trionfante e viepiù selvaggia – di tanto in tanto, lo preserva, ritardando di una manciata di secondi il collasso della società. Un collasso che pure egli avalla, persino oltre, o addirittura malgrado, ogni personale convinzione.

Certo è che tale tipo di rappresentante politico non dubita mai di operare per il “bene comune”, qualsiasi significato rivesta il termine per lui, sebbene il suo lavoro mini quotidianamente l’interesse popolare, per favorire chi dà ordini da dietro le quinte. E ciò accade per la nota ragione che nessun uomo, che non sia apertamente un pervertito, è disposto ad ammettere con se stesso di stare operando il male. Ne consegue che, persino di fronte a esiti inoppugnabilmente perversi, valuta la propria azione come giusta e stimabile.

Eccoci tornare al punto di partenza, infine, come in un classico “gioco dell’oca”: cosa chiedere, allora, a un povero governante tanto compresso tra l’incudine (gli elettori che deve necessariamente gabbare, affinché non scatenino sanguinose rivolte di piazza o si suicidino in massa) e il martello (gli interessi finanziari ed economici sovranazionali astratti e impersonali)?

La  proposta al quesito che qui avanzo, tipica di un italiano edotto all'ipocrisia e agli intrighi insegnatigli dal Machiavelli, è semplice e al contempo, a mio sommesso giudizio, l’unica possibile strada percorribile, quella rivoluzionaria!

Tramite selezionate commissioni di cittadini, in grado di interloquire  segretamente con emissari fidati del governante, propalare, sotto forma di anonima fuga di notizie, le mosse più insidiose delle titaniche forze che muovono i fili degli stati e dei continenti. Il popolo dovrebbe, pertanto, non più battersi perché il politico abbandoni la proverbiale doppiezza del suo ruolo – un’ingenua e deleteria pretesa -, quanto piuttosto incrementarla e incanalarla a proprio favore. L’abilità del governante cambierebbe verso (dando finalmente pregnanza oggettiva a slogan come quello renziano: «Cambiamo verso all'Italia!»), simulando l’obbedienza più assoluta e dichiarata ai poteri occulti - divenuti, però, nel frattempo sempre più perspicui al popolo – laddove, senza commetter colpa agli occhi dei suoi padroni, egli proditoriamente favorirebbe gli interessi dei cittadini. Questo processo proseguirebbe, ineluttabilmente,  fino al ribaltamento totale del potere in favore dei popoli.

Ecco che possiamo affidarci, senza tema, a una baluginante previsione: un fantasma cammina per il pianeta, percorrendo orbite più traverse e imprevedibili della finanza immateriale. Esso ha preso coscienza della psicologia della classe più inetta e pavida sulla faccia della Terra, la classe politica, e ha deciso di conferirle lustro e dignità.

Questa classe abietta e derisa attende una trasmutazione antropologica che essa ha nelle sue corde. Ciò che appariva fino a ieri come un suo difetto imperdonabile già è una virtù incorruttibile. Il politico ha preso coscienza di sé e, nel crepuscolo, bisbiglia del novilunio di una nuova realtà, quella che annichilirà il capitale - quel capitale infame che, come una bomba all'idrogeno, tiene in piedi l’involucro degli stati, sopprimendone i popoli.

Il grido roco e raggelante del nemico ora svanisce nel crescere opaco e silenzioso della notte; al suo posto, volita glorioso, dietro qualche riparo, il cachinno del politico nuovo. Egli bisbiglia un’oscura litania e, tra indecifrati  conati di parole, si ode il suo soffuso sussurro:

DELATORI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI!