NUTRIRSI CON LA FORZA DI “JEEG ROBOT“

NUTRIRSI CON LA FORZA DI “JEEG ROBOT“

Un supereroe che mangia Danette alla vaniglia.

 

 

        di Serena Di Marco

 

“Lo chiamavano Jeeg Robot” è l'opera prima di Gabriele Mainetti, in precedenza noto come produttore ed attore.  Il regista mette su pellicola la storia, scritta da Nicola Guaglianone e da Menotti, di un ladruncolo che si trasforma in supereroe, Enzo Ceccotti, soprannominato “Jeeg Robot”, come il celebre personaggio dei fumetti giapponesi. 

 

Enzo, interpretato da uno strepitoso Claudio Santamaria, è un ladro introverso e profondamente solo, che trascorre buona parte del suo tempo  sul divano, mangiando esclusivamente danette alla vaniglia, in uno squallido monolocale di Tor Bella Monaca, nella periferia romana.

Un giorno, inseguito dai poliziotti, si getta nel Tevere, restando contaminato da una sostanza radioattiva, che lo rende praticamente invulnerabile e fortissimo: Scopre i propri poteri quando, in seguito a un’imprevista sparatoria, cade dalla sommità di un edificio.

Al piano di sotto del suo appartamento abita Alessia (Ilenia Pastorelli), una tenera ragazza che ha problemi psichici  dopo la morte della madre ed è convinta che Enzo sia l’eroe del suo amatissimo cartone animato giapponese “Jeeg Robot”.

L'antieroe di “Lo chiamavano Jeeg Robot” è lo “Zingaro”, interpretato dall’eccellente Luca Marinelli - che veste i panni di un criminale ambizioso, crudele e allo stesso tempo fragilissimo, il quale ama interpretare le canzoni degli anni ’80 e, pur nei suoi assurdi eccessi, risulta credibile e autentico.

Il film scorre piacevolmente poiché è costruito in modo brillante e fantasioso con personaggi che toccano lo spettatore per le loro fragilità. Alle loro esistenze mancano punti di riferimento stabili, per cui, colmi di angoscia, cedono a pulsioni sfrenate.

Gli attori si sono immersi nei personaggi, compiendo profondi percorsi d’immedesimazione psicologica e fisica: Santamaria è persino dovuto ingrassare di venti chili, mentre Luca Marinelli si è dovuto misurare con un personaggio dal carisma forte e anomalo: meravigliose la loro interpretazioni!

Protagonista ed antagonista si sfidano proprio come due supereroi, cercando, in fin dei conti, la salvezza.

I personaggi di questo film combattono servendosi dei propri superpoteri per decidere, nel bene o nel male, il destino della loro comunità. Sono ricchi di sfumature, che entrano nel cuore dello spettatore.

“Lo chiamavano Jeeg Robot” è un racconto originale e pieno di  colpi di scena: oltre alle sue doti psicologiche e sociologiche, possiede anche tutte le caratteristiche di un vero film d’azione: rappresenta una sfida registica assolutamente riuscita. Inoltre appare come un film di denuncia sulla città di Roma, ritratta come una realtà alla deriva e preda della paura per i continui e oscuri attentati politici che la colpiscono (su questa scia, lo “Zingaro” cerca di far esplodere una bomba allo Stadio Olimpico).

Richiamando i cartoni animati giapponesi, con echi e citazioni da Marvel e DC Comics, “Jeeg Robot” risulta una favola nostrana, un tentativo eroico di un regista che pur essendo al suo primo film, riesce a farci divertire e a commuovere allo stesso tempo.