ULISSE

 

 

 

ULISSE 

 

 

 

    poesia di Francesco Frigione 

 

 

In verità non furono i miei 

compagni a sollecitare il 

ritorno, 

ma Circe stessa. 

Nell'aurora dei suoi fianchi 

lunari vidi il mio sole 

spegnersi. Riemersi 

dal suo corpo come da un 

mostro. 

Mi spingeva al confine 

a cui mai sarebbe giunta. 

Poiché - ora lo so - desiderava 

un destino del quale io dovevo 

essere il compimento. 

Mai mi sarei staccato da lei se 

non l'avessi sentita già morta. E 

col suo silenzio mi fece in Acheronte

vittima immolata. 

Quando Tiresia parlò  

con violenza assoluta mi tappai 

le orecchie. Vanamente. 

Ormai nell'abisso 

senza ritorno, dove la vita non è 

che vuoto e ombra, seppi 

che il mio non era semplice 

fato ma destino 

di senza terra, verso del mio 

desiderio. E lì, nel dolore 

dell'essere nessuno, 

m'inverai.